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Il fallo netto di Leao su Lozano in Milan-Napoli di Champions League
Il fallo netto di Leao su Lozano in Milan-Napoli di Champions League

Luciano Spalletti, ex allenatore del Napoli, dopo il passaggio sul suo addio al club azzurro e il mancato rinnovo nel suo libro “Il Paradiso esiste… ma quanta fatica”, scritto dal mister insieme a Giancarlo Dotto, non ha mancato di rendere omaggio ai protagonisti dello storico scudetto conquistato.

Spalletti svela retroscena sulla seconda parte di campionato e sulla Champions 

”La pausa del campionato per il Mondiale fu un’anomalia. Gli avversari speravano in un nostro calo. Dopo la sconfitta con l’Inter, la Juventus arrivó nel momento propizio. Fu una delle notti più esaltanti della storia del Napoli. Passammo poi agevolmente anche in Champions League, arrivando per la prima volta ai quarti di finale.

Dissero che i miei giocatori festeggiarono per aver pescato il Milan, ma non fu così. La lesione muscolare di Osimhen fu un primo segnale negativo ed io non diedi il meglio di me nella gara di campionato che precedeva la doppia sfida. Quello 0-4 ci fece venire in mente tanti dubbi ed al contempo diede a loro molta fiducia.

A Milano in Champions giocammo bene, ma perdemmo 1-0. Al ritorno pareggiammo, anche se covavamo molta tensione, per quasi tutti era la prima volta a quei livelli. Ancora oggi non mi posso spiegare il mancato rigore su Lozano. Quando finì la gara la tristezza era enorme".

Spalletti svela la gestione dello scudetto

"Ad un certo punto mi salì il pericolo mortale dell’euforia. Proibii di pronunciare la parola “scudetto” in mia presenza. Decisi di isolarmi, come da tradizione della mia terra.

Decisi così di vivere a Castel Volturno ed i calciatori rimasero impressionati e così mi seguirono in questa missione di dare tutto al Napoli. Elmas era scioccato e mi disse “Mister ma davvero dorme su quel letto di m***a?”. Quel mio letto era diventato la mia trincea.

Seguimmo così tutti il mio motto “Uomini forti, destini forti” e mantenevamo in partita tutte le promesse che ci facevamo durante gli allenamenti. Avevo dei calciatori che davano l’anima e mi rendevano felice come uomo e come allenatore”. 


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