Spalletti: "Addio al Napoli? Stanco delle battaglie con De Laurentiis"
Luciano Spalletti ha svelato qualche dettaglio sul suo addio al Napoli tra le pagine del suo libro autobiografico “Il Paradiso esiste… ma quanta fatica”.

Luciano Spalletti, ex allenatore del Napoli, dopo le dichiarazioni rilasciate a Rai 1 nel programma “5 Minuti” di Bruno Vespa, nel suo libro “Il Paradiso esiste… ma quanta fatica”, scritto dal mister insieme a Giancarlo Dotto, ha svelato alcuni retroscena sul suo addio al club azzurro.
Luciano Spalletti: i motivi dell’addio al Napoli nel suo libro
”Sono andato via perché non avevo più voglia di sostenere questo conflitto con un imprenditore capace, ma con un ego troppo grande come De Laurentiis. Ero stanco di fare questione per qualsiasi cosa…", si legge tra le pagine del libro. E ancora: “in tutta la mia storia a Napoli ho combattuto spesso due battaglie: quella con gli avversari e quella con De Laurentiis”.
De Laurentiis e la sera dello scudetto
“Quell’anno De Laurentiis fu molto silente perché capì che era la cosa giusta da fare. L’eccesso di riservatezza lo indusse probabilmente a non fare nemmeno una telefonata la sera dello scudetto, mentre la città impazziva di gioia. Non telefonó a nessuno, era troppo impegnato per giocare La sua partita personale sul prato del Maradona".
Sul contratto poi aggiunge: "mi telefonó il giorno dopo e solo qualche settimana dopo parlammo del contratto”.
La verità di Spalletti sul nuovo contratto offerto da De Laurentiis
"Non poteva di certo mancare un passaggio sul rinnovo del contratto. L'ex tecnico azzurro, infatti, a tale proposito ha svelato: "quando firmai nel 2021 De Laurentiis voleva un biennale con due anni di opzione, era fissato. Alla fine ci accordammo per due anni più uno.
De Laurentiis esercitò quell’opzione in una lettera, ma in un rapporto contrattuale ci sono uomini e forse sarebbe stato meglio parlarsi. Dopodiché dopo qualche giorno arrivammo alla famosa cena, con De Laurentiis c’era Chiavelli e c’erano anche i giornalisti fuori. Il presidente esordì con “Mister che giocatori prendiamo?”, ma avevo deciso che non sarei più rimasto. Se fai l’impresa della vita ed il committente non te la riconosce è come se non l’avessi mai compiuta.
Il mancato bus scoperto fu il dispiacere più grande e fu come un sogno rubato ad un bambino. In ogni modo alla fine parlai col presidente e dissi “Ho bisogno di staccare, non voglio essere l’allenatore del Napoli…
Se fosse stato diverso, magari sarei rimasto, ma sono comunque grato di aver avuto la possibilità di allenare il Napoli. De Laurentiis a luglio chiese di inserire una clausola temendo che potessi andare da Giuntoli alla Juventus. Ma di me non aveva capito nulla. Accettai comunque quella penale, poi però arrivò la Nazionale…”