header logo
Il Napoli festeggia la Coppa Italia nel 2012
Il Napoli festeggia la Coppa Italia nel 2012

Emanuele Calaió, ex di Napoli e Genoa, si è raccontato in un’intervista al Mattino.

Giacomo Raspadori

Calaió racconta il suo momento più bello da calciatore del Napoli

«La festa di Genova, quando conquistammo la promozione in Serie A con quello 0-0 e lo stadio in delirio».

Ci dica di più.

«È stata una delle partite più importanti della mia vita. Riportare il Napoli in Serie A è stata un’emozione incredibile, soprattutto per come è avvenuto. Quel campionato era una Serie A2, pieno di squadroni come Juventus, Genoa, Bologna e Piacenza».

La festa dopo la partita?

«Basterebbe dire che non ebbi nemmeno l’opportunità di entrare negli spogliatoi»

Davvero?

«I tifosi avevano invaso il campo prima ancora del fischio finale e ce li siamo ritrovati addosso in un secondo. Sono entrato negli spogliatoi in mutande, con le vesciche ai piedi perché mi avevano preso anche le scarpe e tutti mi calpestavano. Una giornata indimenticabile. Mi dispiace solo che non ci sia più il gemellaggio di una volta: fu bellissimo entrare in quello stadio, in quell’ambiente, ed è stato meraviglioso andare in Serie A insieme»
 

Calaió sulla scelta Napoli

«Arrivai a gennaio del 2005 dal Pescara, scendendo dalla Serie B alla Serie C. Ma non è tutto».
Prego.

«Per il Napoli ho rifiutato squadre di Serie A e ho anche litigato con mio padre e il mio procuratore».

Davvero?

«Sì. Ero con la penna in mano per firmare con il Napoli in un hotel del centro città, quando il mio procuratore mi chiese di uscire un attimo dalla stanza. “Prima che firmi, c’è il presidente Zamparini al telefono: ti vuole al Palermo in Serie A”, mi disse. Io sono palermitano, era un’offerta importante anche economicamente, ma avevo già dato la mia parola a Marino a Lanciano. Dissi di no. Avevo bisogno di una città che mi facesse crescere anche caratterialmente. Ho sempre sposato i progetti, non la categoria: il Napoli era in C, ma sapevo che in due anni sarebbe arrivato in A. “In Serie A ci vado col Napoli”, risposi. Zamparini e Foschi chiamarono anche mio padre per convincermi, ma non mi mossi. Avevo dato la mia parola».

Poi ci fu l’esordio…

«In Napoli-Fermana. Pronti, via, sbaglio il rigore decisivo e pareggiamo. Il giorno dopo la società esonera Ventura e arriva Reja. Dico sempre di avere sulla coscienza l’esonero dell’allenatore».

Ma ci sono anche fotografie bellissime nella sua avventura a Napoli…

«La coreografia “Ti amo” in Napoli-Lecce. Una tappa importante: quella vittoria ci permise di andare a Genova con due risultati su tre. E poi la notte in cui ci qualificammo per la prima volta in Champions: Napoli-Inter».

Peraltro lei ha scelto di vivere a Napoli anche dopo la fine della carriera…

«Avevo già sposato una napoletana conosciuta ai tempi di Torino e avevamo iniziato a convivere a Pescara. Poi sono rimasto stregato da Napoli, una città molto simile a Palermo. Non ho avuto bisogno di ambientarmi. Palermo è più piccola, ma la passione, il calore, la simpatia dei napoletani sono gli stessi. I miei figli sono nati qui, e a fine carriera abbiamo deciso di restare. Napoli era scritta nella nostra storia: mia moglie l’ho conosciuta a 17 anni a Torino. Eravamo anche rimasti colpiti da Siena, tanto che avevamo deciso di comprare casa lì. Poi il Siena fallì e arrivò la proposta del Napoli: a quel punto, era destino».

 

Tra passato e presente: a Siena il suo allenatore era Antonio Conte.

«Lo conosco bene. Conosco il suo linguaggio, soprattutto in conferenza stampa. Conosco la sua mentalità vincente, il fastidio che prova anche per un pareggio. Conosco il suo lavoro fisico, la capacità di motivare i giocatori. Per queste ultime tre partite, il Napoli ha un grande allenatore. Si arrabbia, il lavoro è duro, ma ripaga sempre. “Se mi seguite, le soddisfazioni arrivano”: questo è il suo motto. A Siena lo volle Perinetti, che lo conosceva dai tempi del Bari, dove Conte aveva già vinto il campionato. C’era anche Stellini, suo collaboratore allora e oggi suo vice».

 

Conte è quindi la garanzia per lo scudetto del Napoli?

«Non voglio portare sfortuna, quindi dico che il Napoli è favorito al 70% sull’Inter. Il vantaggio di tre punti è importante, e le tre partite rimanenti sono contro squadre che non hanno molto da chiedere al campionato. L’Inter ha la Lazio che lotta per la Champions. E poi ha in testa la finale di Champions e ha appena disputato 120 minuti dispendiosi contro il Barcellona».
 

Dicevamo della sua nuova vita in radio…

«“Il calcio della sera”, che conduco con Fabio Cannavaro su Radio Kiss Kiss Napoli, è stata una bella scoperta. Mi piace molto, mi diverto. Passare da calciatore a conduttore è stato strano, ma mi sono trovato subito a mio agio. In campo era più difficile capire i tempi d’inserimento sui cross, mentre in radio i tempi sono scanditi».

E ora anche il teatro…

«“Il viaggio azzurro” è uno spettacolo che andrà in scena al Teatro Troisi. Sul palco con me ci saranno Fabio Cannavo e tanti ex compagni del Napoli: Bucchi, Montervino, De Zerbi, Grava, Marino, Reja. L’idea è nata da me e Fabio, ed è stata subito sposata da Pino Oliva del Teatro Troisi. Vogliamo raccontare quegli anni, anche a chi non li ha vissuti: aneddoti fuori dal campo, lo spogliatoio, le emozioni. Sarà un viaggio nella memoria azzurra».

 

E poi c’è il ruolo da dirigente al Savoia.

«Ho studiato da direttore sportivo e voglio fare questo mestiere. Riesco a conciliarlo con la radio, dove vado in onda solo un’ora al giorno, quanto basta per divertirmi».


💬 Commenti