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Kvaratskhelia e Conte
Kvaratskhelia e Conte

In casa Napoli ci si affanna sempre più in questi ultimi giorni di calciomercato, alla disperata ricerca del nome del giocatore prescelto per sostituire l’ormai numero sette del PSG, Khvicha Kvaratskhelia, partito per una cifra di circa 75 milioni di euro. Addetti ai lavori, guru social, o presunti tali del calciomercato, e infine i tifosi, tutti ad attendere e cercare di anticipare la concorrenza sul prossimo acquisto del club di Aurelio De Laurentiis, i nomi dei giocatori si sprecano, le presunte trattative anche, eppure il Napoli, come in una bolla, va avanti, consapevole che quel che sarà resta una questione da ultimissimi giorni, forse ore. 

La soluzione al rebus ‘esterno’

Ma riflettendoci, davvero è così difficile restringere il cerchio? Davvero è così difficile avvicinarsi alla soluzione di un rebus che affligge una tifoseria intera? La risposta, come spesso accaduto quest’anno, l’ha data Antonio Conte, che mai come in questa stagione, sta facendo parlare soprattutto il campo, ma che ad inizio gennaio, dopo una gara di campionato, commenta così l’uscita di Kvara e il possibile sostituto: “Voglio giocatori esperti, o così, o vado in guerra con chi già è con me”, una frase che spiega più di ogni notizia trapelata in questi giorni come risulta la situazione Napoli, e che mostra la voglia del club di non accettare compromessi sul mercato, ma cercare piuttosto occasioni,con giocatori che possano aggiungere esperienza all'organico, senza intaccare i piani estivi messi a rischio dal terremoto Kvaratskhelia.

Kvaratskhelia
Kvaratskhelia 

La forza della pazienza 

È sempre difficile, comprensibilmente, mettere la ragione davanti al tifo, ancora più difficile accettare impassibili l’uscita di uno dei giocatori di maggior talento della propria squadra, e, al 1 febbraio, vedere quello slot ancora vuoto.

Ma cos’è che ha sempre contraddistinto questo club? Qual è l’elemento che più di tutti ha fatto in modo che si potessero raggiungere e addirittura superare grandi società del nord? La programmazione, la pazienza di aspettare il momento giusto, se vogliamo anche il rischio di aspettare, ma ripagato il più delle volte. Un esempio ce lo dà il recente passato, quando il presidente De Laurentiis rifiutò, durante la tempesta gestionale del post scudetto, la richiesta di Tudor (contratto da due anni), e scelse la via in quel momento più difficile, sia per le proprie tasche, che per il prestigio della squadra, ovvero aspettare. Guardare inerme la propria creatura lasciarsi andare, fino a chiudere al decimo posto una stagione da record, in negativo. Poi i nomi, la rincorsa al nuovo allenatore, l'ufficialità, e come fosse un copione già scritto, un matrimonio che De Laurentiis avrebbe fatto già tempo prima: Antonio Conte, che con se portò entusiasmo, passione e abnegazione, come se quel pomeriggio con Tudor e l'annesso rifiuto non fossero mai esistiti.

Antonio Conte che indica i movimenti da eseguire in campo
Antonio Conte che indica i movimenti da eseguire in campo


Certo è che Il calcio, per fortuna, non è una scienza esatta, e attendere rimane un rischio, ma avrebbe davvero senso fare all-in in questo momento, strapagando un giocatore che probabilmente non sarebbe neanche nelle rotazioni di Conte? Come d'altronde non lo ha avuto Neres inizialmente, e come non lo aveva Kvaratskhelia. Ha senso compromettere la strategia estiva per sedici partite rimanenti? La risposta è ovviamente opinabile ed estremamente soggettiva, ed oggi la verità è che una risposta non esiste, ma tenendo conto dello storico operato della società, piaccia o meno, rimpiazzare il georgiano con un tassello, magari in prestito per il resto della stagione, ed operare in modo concreto a giugno, non sarebbe assolutamente una sorpresa. Nel mondo del calcio società come il Napoli hanno dimostrato che vincere conta, ma conta soprattutto come si vince, e che perdere qualche pezzo per la strada può dar vita a basi solide per il futuro. Questa stagione non rappresenta un’eccezione alla regola, il Napoli non ha l’acqua alla gola e Conte è solo all’inizio di un progetto triennale, agire in maniera approssimativa varrebbe a dire sottovalutare la forza del club nel prossimo futuro, e - implicitamente - non credere in quello che verrà.


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