Alfredo Pedullà, noto giornalista esperto di calciomercato, è intervenuto a Sportitalia criticando duramente la scelta di De Laurentiis per quanto riguarda il nuovo allenatore:
“Avevi un grande giocattolo e lo hai rotto. Ti può piacere Garcia, ti può piacere Ancelotti… questo per me è il fatto dominante di questo discorso: avevi un grandissimo giocattolo che funzionava in maniera perfetta e lo hai rotto, nell’anno più importante. Poi è iniziato un casting, ma avevi la macchina perfetta e l’hai messa ai box. Sul direttore sportivo c’è una problematica importante: perché De Laurentiis ha fatto un paio di rinnovi a Giuntoli che è stato il direttore sportivo più pagato della Serie A e adesso non lo libera? Noto delle contraddizioni striscianti in questo discorso, che mi sembra una ripicca personale, e non può esserci quando vinci uno scudetto come l’ha vinto il Napoli. Hai fatto un percorso straordinario in Champions…
Il giornalista ha poi aggiunto:
Io non voglio parlare di Garcia, voglio parlare di quanto sta accadendo in questi giorni come se fosse una cosa personale. Perché hai rinnovato il contratto a Giuntoli a soldi importanti e ora non serve e lo blocchi? Mi sembrano delle incongruenze clamorose. Dobbiamo partire da quello che era il Napoli fino a un mese e mezzo fa, quello che abbiamo visto e quello che ci ha fatto vedere… il lavoro di Giuntoli e Spalletti, una macchina perfetta. Mi sembra tanto una storia di cinque anni fa. Il giocattolo, quand’è bello, non si rovina perché scendo in campo io e devo fare come facevo due anni fa. Questa è la cosa che mi intristisce di più del Napoli. Auguro a Garcia di vincere due Champions e due Mondiali per club, ci mancherebbe pure“.
anche Pedullà scivola sulla buccia di banana, quando si capirà che le partite si giocano e vincono fuori dallo stadio ancor prima dei sorteggi allora, forse le cose cambieranno in meglio.
Con l’infimo livello raggiunto dal sistema calcio, soffermarsi a disquisire di questo o quell’allenatore e giocatore è un vacuo esercizio giornalistico fine a se stesso, considerati gli illeciti che da trent’anni ammorbano tutto l’ambiente, mi domando spesso se i giornalisti sportivi non si sentano mai inutili professionisti presi per i fondelli dal mondo del calcio italico, oppure sono parte consapevole o inconsapevole della tragedia.