Questa estate, Roberto Calenda, agente di Victor Osimhen, l'ha trascorsa viaggiando per raggiungere il ritiro del Napoli. Almeno 10 le visite. Una per ogni milione promesso da De Laurentiis per il rinnovo. Con il calciatore c'è stata una stretta di mano a maggio scorso, prima di Udinese Napoli che ha sancito lo scudetto. A fine partita il bomber dichiarò: "Mi fido di De Laurentiis, quello che lui sceglie per me va bene". Forte di questa predisposizione, il presidente ha aperto le negoziazioni con l'agente, assicurando anche il prolungamento di un altro suo assistito Juan Jesus. Ma il mercato è troppo lungo. E la portata dell'accordo tra il club e il suo bomber è tale da richiedere tempo. Troppo tempo. Nel frattempo le sirene arabe hanno iniziato a suonare e, agli occhi dell'agente e dell'entourage, hanno reso l'offerta del Napoli addirittura inadeguata. Dopo aver perso Spalletti e Kim, De Laurentiis non se l'è sentita di rinunciare anche a Osimhen. Nella forma mentis del patron le strette di mano contano più delle firme. Ma il calcio va in altra direzione. L'opportunità di guadagare circa 50 milioni a stagione per il calciatore e chissà quale commissione per l'agente hanno cambiato le carte in tavola. Calenda è pian piano scomparso tra mille impegni. E del rinnovo si sono perse le tracce. Un'assenza interrotta ieri sera, con un tweet che ha spazzato via Giuffredi dal trono del procuratore più impulsivo e velenoso che orbita attorno al Napoli. Il tormentone "scontento in una squadra di scontenti" , coniato in estate dall'agente di Rui, ha però assunto un valore quasi profetico. E di questo gliene va dato atto.


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