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Renzo Arbore
Renzo Arbore

"In questa città sono diventato un artista, ricevere un premio qui sarà sempre un'emozione speciale". 

Quando parla di Napoli a Renzo Arbore brillano sempre gli occhi. 

L'occasione è il Premio San Pietro a Maiella, che il musicista ha ricevuto dal Conservatorio partenopeo. 

Lui, che è pugliese, da Napoli è stato adottato come alfiere della cultura partenopea nel mondo e con la sua solita ironia aggiunge: "È il premio più importante che ho ricevuto, perché non è alla memoria". 

Renzo Arbore
Renzo Arbore (La Repubblica)

Sul palco, sciorina aneddoti uno dietro l'altro. 

L'orchestra italiana, Luciano De Crescenzo, Roberto Murolo, i suoi inizi a Napoli

Con la targa tra le mani ricorda Roberto De Simone, scomparso da poco: "Un maestro vero. Con la sua morte Napoli ha perso tanto. De Simone è stato in grado di riscoprire le canzoni della Napoli antica. Io non posso paragonarmi a lui, io mi sono limitato a recuperare la tradizione di fine '800 e inizio '900: i Di Giacomo, i Libero Bovio, gli E.A. Mario. E, poi, i miei amici Renato Carosone e Murolo". 

A Napoli deve tanto, dice, forse addirittura tutto: "Questa città ha un grande valore sentimentale per me. A Napoli ho suonato prima con gli americani, a Calata San Marco. Poi, ero uno dei ragazzi della funicolare che cercavano ingaggi nei locali notturni. Quando ho ripreso le canzoni napoletane mi dicevano che erano qualcosa di una città che non esisteva più, ma io non ci credevano, erano troppo belle, melodiose". 


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