Caprile, dal sogno Napoli alla salvezza con il Cagliari: ecco le sue parole
Il portiere racconta il suo addio a Napoli, l’esperienza a Cagliari e l’ammirazione per Conte: “Avevo bisogno di giocare. Il campo è un bisogno fisico”

Elia Caprile, intervistato da Cronache di Spogliatoio, ha raccontato con grande lucidità e sincerità il motivo che l’ha portato a lasciare Napoli a metà stagione per approdare al Cagliari.
Dal Maradona alla Sardegna Arena: la scelta del cuore e del campo
“Il ragionamento è stato semplice: volevo giocare. È un bisogno fisico che ho. Il campo e lo stadio pieno, decidere le sorti della partita… sono cose impagabili a cui non voglio rinunciare”. Pur riconoscendo la forza e la compattezza del gruppo partenopeo, Caprile ha deciso di anteporre il proprio desiderio di continuità alla prospettiva di vincere lo scudetto da spettatore: “A dicembre mi sono guardato allo specchio dicendo: ‘Ok, forse vincerai lo scudetto, ma riesci a reggere altri 6 mesi senza praticamente giocare?’”. Una scelta che non rinnega: “Il Napoli ha vinto e non sono campione d’Italia, ma sono andato a Cagliari, in una piazza importante e storica del nostro calcio. Avevo detto che per me lo scudetto sarebbe stato salvare il Cagliari. Sono contentissimo di questa scelta”.

Conte, Bielsa e i modelli di calcio totalizzanti
Caprile ha speso parole importanti anche per Antonio Conte, paragonandolo al maestro argentino Marcelo Bielsa, conosciuto ai tempi del Leeds: “Quello che ho visto nei primi 6 mesi di questa stagione a Napoli è simile a quello che mi ha fatto vedere Bielsa: cura dei dettagli maniacale”. Una metodologia che, secondo il portiere, ha fatto la differenza: “Finché la cosa non esce perfetta in allenamento, si rimane in campo a provarla. Senza lamentele e senza niente: quello che fai bene il mercoledì te lo ritrovi la domenica”. Sottolinea anche la capacità comunicativa di Conte: “Riesce davvero a entrare dentro ai calciatori a gamba tesa, nel senso positivo: riesce a tirarti fuori, come un dono, quello che altri non riescono. Gli avevo chiesto di essere sempre diretto: lo è stato, e nutro un profondo rispetto per lui”.
Il tecnico leccese ha avuto un impatto profondo anche sugli altri: “McTominay un giorno mi ha detto: ‘Non mi sono mai allenato così tanto come con Conte’. E Caprile aggiunge un aneddoto umano: “Abbiamo parlato con McTominay e Gilmour della cultura in inglese, mi informavo com’era la vita allo United e al Brighton, ci confrontavamo con la mia esperienza al Leeds e poi in Italia”.
Infine, un aneddoto sull’esordio con il Napoli: “Avevo detto ai miei di non venire a Torino, tanto non avrei giocato. Poi si fa male Meret e mio padre, che era a vedere mio fratello, ha visto dal telefono che stavo entrando. La vera emozione, però, è stata la settimana dopo: esordire al Maradona è sempre stata l’ambizione della mia vita”.