Il Napoli dei 91 punti non ha l’asterisco per il bel gioco
La vittoria dello scudetto rappresenta un unicum nel mondo del calcio, poco importa come arrivi il verdetto

Il Napoli è di Aurelio De Laurentiis, su questo non ci piove. È Aurelio De Laurentiis che decide le sorti calcistiche della Società Sportiva Calcistica Napoli 1926, nel bene e nel male. Antonio Conte è l’allenatore del Napoli da poco più di 12 mesi, ma per la caratura e la portata degli eventi accaduti in questo lasso di tempo (come ha anche confermato lui stesso) è come se allenasse il Napoli da 12 anni. Perché?
Il Napoli veniva da una stagione fallimentare sotto ogni punto di vista

Perché Antonio Conte è una persona, prima di essere un grande allenatore, che vive di emozioni. Per ridare slancio e vigore al SUO Napoli dopo la stagione fallimentare dello scorso anno, De Laurentiis 12 mesi fa si è affidato ad Antonio Conte, non a una qualsiasi altra persona, ma ad Antonio Conte. E dopo soli 12 mesi, Antonio Conte ha portato il Napoli verso l’olimpo, cosa successa solo 3 volte in quasi 100 anni di storia.
Antonio Conte è quell’allenatore che più di tutti incarna lo spirito da combattente e pretende di arrivare al traguardo prefissato, qualsiasi esso sia, attraverso il SUO modus-operandi, credendo fermamente in quelli che sono i suoi principi. Antonio Conte divide perché è diverso. E a molti napoletani, che provano ad identificare nella squadra di calcio altre caratteristiche e qualità, questa cosa proprio non va a genio. Non possono farci nulla, è più forte di loro.
Ma allora cosa hanno in comune Spalletti e Conte?
Beh, dal punto di vista umano e anche dal punto di vista caratteriale probabilmente nulla. Ma, dalla sera del 23 maggio 2025, Conte e Spalletti hanno in comune quella parolina magica chiamata S-C-U-D-E-T-T-O. Lascerò poi a persone molto più esperte, e anche più competenti di me, analizzare quelli che sono i due percorsi che, ovviamente, sono stati diametralmente opposti. Posso dire solo che il Napoli di Conte è stato immerso in un campionato logorante, fatto di continui colpi di scena e ribaltamenti di fronte, dove la mia unica certezza è sempre stata il tecnico salentino. E se la domanda fosse: preferiresti vincere uno scudetto come quello di quest’anno o come la cavalcata che contraddistinse il Napoli di Spalletti? Preferisco vincere.
Come potrebbero dei ”tifosi“ non festeggiare uno scudetto?
Il Napoli del 2017-2018, insomma quello dei vari Hamsik, Insigne, Mertens, Koulibaly, Callejon e compagnia bella è arrivato secondo in classifica con 91 punti. Il Napoli del 2024-2025 dei vari Lukaku, Politano, Di Lorenzo, Anguissa, Lobotka, McTominay e compagni, ha invece vinto lo scudetto con soli 82 punti. E quindi? Il Napoli di Sarri non ha l'asterisco per il bel gioco. Forse dovremmo imparare a considerare un albo d'oro per quello che vale, che sicuramente è maggiore di vincere “lo scudetto del bel gioco”.
A Giugno del 2018 il numero di campionati vinti dal Napoli era 2 e rimase 2. Nei giorni precedenti alla vittoria ho letto, su vari social, presunti “tifosi” che si reputano indignati dinanzi alla conquista di questo campionato, che cercano di appellarsi a qualsiasi tipo di ideologia, sofisticata e non, per cercare di sminuire il traguardo che il Napoli ha raggiunto. Uno scudetto è uno scudetto, e qualsiasi sia il modo in cui esso arriva, il popolo napoletano deve reagire come ha reagito Antonio Conte dopo Verona-Napoli 3-0, da Campione.