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Nei quasi 21 anni di presidenza De Laurentiis, il tifoso azzurro, reduce da annate terrificanti, ha potuto riscoprire il significato profondo della lotta per un titolo, con tutto ciò che comporta in un paese da sempre profondamente spaccato. Le divisioni politiche, economiche e sociali dell’Italia si riflettono inevitabilmente in un sistema calcistico dominato dalle “strisce”. Scegliete voi il colore: la sostanza non cambia. Una Serie A frammentata, dove le solite note si spartiscono i bottini più ricchi, mentre le altre si azzuffano per i resti di un lauto banchetto a cui non sono mai state invitate. Il Napoli, forse, rappresenta l’unica vera alternativa meridionale alla monotonia asfissiante e deleteria del calcio italiano. Non è un caso che la sola presenza costante dello squarcio azzurro nel cielo a strisce causi orticaria ai tifosi delle figlie predilette della Serie A.

Eppure, tra le varie lotte scudetto che il Napoli ha affrontato negli ultimi anni, questa è la prima contro l’Inter. E così, il tifoso azzurro ha avuto – piacere è una parola grossa – l’occasione di conoscere meglio la più peculiare emanazione del tifo strisciato: l’interista.

Smoking bianco e altre amenità: una panoramica dell’interista medio

Se juventini e milanisti ostentano con fierezza la propria arroganza, figlia di uno status e di un palmarès superiore, l’interista rappresenta un unicum nel panorama calcistico italiano. Meriterebbe uno studio sociologico approfondito. Io, nel mio piccolo, mi limiterò a porre qualche domanda. Perché, caro amico bauscia, senti il bisogno irrefrenabile di ribadire costantemente quanto tu sia moralmente superiore?

Su cosa si fonda questa presunta superiorità morale, che molti di voi hanno addirittura trasformato nello slogan "smoking bianco"?
Come puoi blaterare di essere vittima di un contesto che in realtà ti ha coccolato per anni? Hai costruito la tua narrazione da martire proprio mentre intascavi i dividendi di un calcio truccato su misura. Hai raccolto i frutti di Calciopoli senza nemmeno sporcarti le mani, facendoti largo tra le macerie che hai contribuito a creare senza pagare dazio. Ti sei scrollato di dosso “passaportopoli” come se fosse una scocciatura da ufficio anagrafe, hai vinto uno scudetto nel 2020 senza saldare un euro a chi ti allenava e ti faceva vincere, e ogni estate ti iscrivi al campionato grazie a condoni europei fatti su misura.
Come puoi dirti screditato mediaticamente, se il tuo club è sponsor del maggior quotidiano sportivo italiano? Perché vi macchiate spesso del reato del "pianto" (da sempre affibbiato a noi), pur avendo un palmarès titanico? Potrei andare avanti per ore, ma credo che il concetto sia chiaro.

L’interista ha raggiunto nuove vette di arroganza, ma in una forma ancora più raffinata: la metarroganza. Ovvero, credere di non essere arroganti pur ostentando superiorità, e riuscire persino a sembrare magnanimi dall’alto di scranni costruiti su vicende societarie torbide e rapporti quantomeno ambigui con la peggior organizzazione criminale d’Italia. Saremmo tutti più sereni se vi limitaste a ostentare il vostro status come fanno gli altri, senza indossare quella maschera da perseguitati che proprio non vi si addice.
Spoiler: non siete migliori degli altri.

La Gazzetta dello Sport
La Gazzetta dello Sport

Una doverosa precisazione

Ca va sans dire: non faccio di tutta l’erba un fascio (provateci anche voi, ogni tanto). Questa non è un’accusa alla tifoseria interista nella sua interezza. Quindi, cari Vito, Carmelo, Nunzio (e pure Ciro e Gennaro), non correte subito a insultare. La mia è una critica a un certo atteggiamento, particolarmente marcato in queste ultime settimane di lotta serrata, che ha pesantemente avvelenato il clima.
Non avete bisogno di indossare un volto che non vi appartiene: l’umiltà non è nel vostro DNA, e non è una colpa. È semplicemente la natura di qualsiasi club gigante, che impone certi atteggiamenti e un certo stile comunicativo. E non è un problema. Non lo è mai stato. Ci siamo abituati tutti. Ma, per l’amor di Dio, toglietevi quell’espressione da perseguitati dal viso.

Non vi appartiene.

Noi ci stiamo riuscendo ad affrancarci dalle pulcinellate. Fatelo pure voi. 


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