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La Gazzetta dello Sport
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Esistono vari modi per fare giornalismo sportivo, così come esistono realtà decisamente più appetibili che convincono chi di competenza ad investire deliberatamente solo su una certa frangia degli appassionati italiani.

Il segreto di Pulcinella, penserete voi. Già, ma se in passato le sottili simpatie si circoscrivevano a minuzie intellettuali e articoli dall'encomiabile valore comunicativo, ad oggi la situazione è tremendamente degenerata.

Come quella volta in cui un amico, tifoso dell'Inter, ha scoccato dalla sua faretra tutta lacrime e complotti una tremenda gufata con il titolo d'un quotidiano nazionale.

Ma andiamo per ordine.

Inter in taglio alto e titolone Scudetto, ma mancano tre giornate

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In un blando lunedì d'inizio maggio, quelli tutti caldo africano e desiderio innato di scomparire, mi son ritrovato a fare spallucce dinanzi all'ennesimo chiacchiericcio selvaggio della stagione sportiva tra quei banchi di scuola che ci stanno sempre più stretti. 

Mentre guardavo dalla finestra sperando che il sudore che mi solcava la fronte potesse tramutarsi in dolce salsedine, un'affermazione veemente squarciò la mia disattenzione.

Napoli è tuo, lo dice anche la Gazzetta”.

Distratto da questioni spigolose e profonde, durante quel weekend non avevo neanche sfogliato superficiale le prime pagine dei quotidiani nazionali. Certo, il quotidiano in rosa non era nuovo a uscite audaci e polemiche, come quando dopo la caduta del Napoli di Spalletti a Milano proprio contro l'Inter tuonò in nome d'una rincorsa Scudetto del Milan.

Ad ogni modo, se quella sembrò una simpatica mossa per accattivarsi i sostenitori rossoneri con le immagini quasi ilari di Pioli e due dei suoi intenti a festeggiare per l'avvicinamento con sullo sfondo il Tricolore, la frase sopracitata assumeva connotati alquanto discutibili.

Inter in taglio alto e mezza riga sulla partita, per sottolineare il menefreghismo della Beneamata dinanzi a un obiettivo secondario come… lo Scudetto. Focus sulla Champions.

E poi il capolavoro. La mossa della disperazione, l'ultimo lamento di chissà quale ultras della Curva Nord, direte voi. Invece parliamo di professionisti.

C'era scritto proprio “Napoli, è tuo”. Titoli del genere non si registrarono neanche quando gli azzurri si laurearono Campioni. Non un titolo sul traguardo all'orizzonte e neanche un commento sui risultati del sabato, con entrambe le contendenti in gioco. Una spudorata dichiarazione d'interessi.

Guida “arbitro della discordia” e la copertina del giorno dopo

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Due settimane dopo la vittoria a Lecce, il Napoli si ritrova con un misero e preziosissimo punto di vantaggio sull'Inter. La polemica infuria in settimana: Guida, arbitro che per scelta personale ha scelto di evitare gli azzurri, si ritrova assistente Var nella delicata sfida tra Inter e Lazio, decisiva anche per le sorti degli azzurri. Subito, machiavellica, l'élite della stampa nazionale scatena il polverone.

La gara del Meazza non manca di episodi e dopo un 1-1 convalidato per centimetri e il successivo 2-1 dei nerazzurri forse viziato da un fallo di Dumfries, il buon Bisseck decide di fare l'ennesimo regalo al Napoli della sua stagione. Dopo l'assist perfetto per la rovesciata di Orsolini a Bologna che significò aggancio per i partenopei, il centrale tedesco ferma con il braccio largo il pallone. Chiffi, richiamato al monitor, assegna il calcio di rigore plateale. Per tutti, tranne che per il nostro quotidiano Inter(nazionale) di fiducia che dedica un'inviperita moviola al povero arbitro padovano.

Positivo, ovviamente, il verdetto su Doveri, arbitro dei 50 minuti effettivi su 103 di gioco in quel di Parma.

Ora, però, tenetevi forte, perché tocchiamo il punto più basso.

Facendo leva sulle pulsioni già suscitate in settimana nei tifosi nerazzurri ormai su di giri e collegando il silenzio stampa dell'Inter alle decisioni arbitrali, la Rosea decide di sdoganare un articolo sull'assistente Var Guida, esponendolo ad una vile gogna mediatica e speculando all'inverosimile sulla sua figura. Prima il riferimento ad un campionato del passato, poi la pseudo descrizione della carriera dell'arbitro di Pompei.

Et voilà, ci ritroviamo nella solita carrellata d'ipocrisia dalla velata punta di pregiudizio che apparecchia per un indecoroso show di suggestioni da teoria del complotto. Prima le sopracitate dichiarazioni sul rifiuto di arbitrare il Napoli, poi una serie di affermazioni deliranti volte a designare l'Inter come vittima del fischietto di Pompei. Dopo un ingeneroso elenco degli errori commessi in carriera, arriva la stoccata del visionario, la chiave di lettura perfetta (proposta tra l'altro da un giornalista che ha trentun'anni ed è anche napoletano). 

Ebbene si: Guida ha un conto in sospeso con ‘nientepopodimeno’ che: con Beppe Marotta! Spiegato il livore che ha impedito all'Inter il sorpasso al fotofinish (ndr). Nel lontano 2013 pare infatti che si sia trovato al centro delle polemiche a causa di un rigore non assegnato alla sua Juventus. All'epoca, sottolinea Salvatore Malfitano, fu anche Conte a lamentarsi della direzione di gara dell'arbitro della sezione di Torre Annunziata inviato ad arbitrare la Vecchia Signora in piena lotta con il Napoli di Mazzarri.

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Ci tiene a rimarcare una certa stizza la Rosea, con la sua serrata linea editoriale che non s'è fatta mancare l'ultimo titolone. “Canta Napoli”, accompagnato dall'ennesima precisazione sul titolo che appare ancora una volta come un regalo dell'Inter che “si butta via”.

Perché c'è una parte dell'Italia che dovrebbe accontentarsi delle briciole, delle favole dal finale atroce. E ce n'è una progettata per star su. Spesso e volentieri, con il beneplacito di chi ama riconoscersi in una narrazione di simpatica inferiorità. 

E quando si ribalta il fronte, si pescano i demeriti. Si scelgono i bersagli da colpire. Si espongono alla berlina professionisti del settore per il “valoroso tornaconto” (si fa per dire) di un pugno di click.


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