Il Napoli e il mercato: novità o strategia ciclica?

Questa estate vede il Napoli muoversi con decisione sul mercato, puntando su calciatori affermati e pronti all’uso. Un orientamento che, secondo una certa narrazione mediatica, rappresenterebbe una svolta netta rispetto al recente passato: un presunto cambio di strategia, figlio dell’arrivo di Antonio Conte e della sua volontà di costruire una squadra subito competitiva, fatta di esperienza e personalità.
Tuttavia, un’analisi più approfondita dimostra che non si tratta affatto di un’eccezione, ma di una logica ricorrente nella gestione del club partenopeo, che ciclicamente alterna investimenti su giovani talenti e su profili già affermati, a seconda del contesto tecnico, delle esigenze dell’allenatore e degli equilibri di bilancio.
Una strategia modulare, non una rivoluzione
Attribuire a Conte un cambio di rotta “epocale” sul mercato significa dimenticare o ignorare quanto già accaduto in precedenti fasi della gestione De Laurentiis. Lo stesso concetto di “progetto giovani” o “progetto esperienza” è stato sempre applicato con flessibilità dalla società, più come strumenti che come dogmi.
Basta tornare indietro nel tempo per rendersene conto: nel 2013, con l’arrivo di Rafa Benitez, il Napoli non puntò certo su scommesse da far crescere, ma su profili di primo livello provenienti dal Real Madrid come Raúl Albiol, José Callejón e soprattutto Gonzalo Higuaín. Calciatori già rodati, con esperienza internazionale, scelti per fare il salto di qualità e competere subito in Italia e in Europa.
Stessa impostazione nel 2018, con Carlo Ancelotti: in rosa arrivarono l’esperto Fernando Llorente, il centrale greco Kostas Manolas, già affermato in Serie A e il talento messicano Hirving Lozano, reduce da stagioni importanti con il PSV. Anche in quel caso, il Napoli scelse profili pronti, per provare a tenere il passo della Juventus e cercare il colpo grosso.
L’alternanza come metodo, non come contraddizione
L’alternanza tra profili giovani da valorizzare e giocatori affermati da inserire immediatamente in prima squadra è una costante della gestione azzurra, non una contraddizione. Dopo l’era Ancelotti, con Gattuso e poi con Spalletti, la società è tornata a investire su profili meno affermati ma potenzialmente esplosivi, come Osimhen, Kvaratskhelia e Lobotka, costruendo un gruppo che ha poi vinto lo Scudetto nel 2023.
Ma quando il progetto ha richiesto un cambio di passo, come oggi con Conte, tecnico abituato a competere subito e con richieste ben precise, la società ha semplicemente riadattato la propria metodologia. Non c’è stato nessun “strappo” con il passato, ma una continuità nella flessibilità: si investe oggi su giocatori più maturi per accelerare la crescita, così come in altri momenti si è puntato su giovani per costruire cicli più lunghi.
Una narrazione semplicistica
L’idea che con l’arrivo di Conte sia avvenuta una sorta di rivoluzione filosofica nelle strategie di mercato del Napoli è una semplificazione che non tiene conto della storia recente del club. De Laurentiis e i suoi collaboratori hanno sempre dimostrato la capacità di adattarsi al momento, alle richieste dell’allenatore e soprattutto alla sostenibilità del progetto.
Conte ha portato esigenze nuove, certo, ma la risposta del Napoli non è stata “fuori copione”. È la replica aggiornata di un film già visto: una squadra che, per restare competitiva, cambia pelle mantenendo intatta la propria ossatura gestionale.
Conclusione
Il Napoli di oggi, che punta su calciatori affermati per risalire subito ai vertici del calcio europeo, non rappresenta una novità ma l’ennesimo capitolo di una strategia variabile e intelligente. La società non è passata da un progetto “verde” a uno “esperto”, ma ha semplicemente applicato, ancora una volta, il principio dell’adattamento alle circostanze. E questa, più che una contraddizione, è sempre stata la sua vera forza.