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Napoli di Conte, si tratta di un prodigio?
Napoli di Conte, si tratta di un prodigio?

Antonio Corbo, sulle colonne di Repubblica, dedica il suo editoriale ad Antonio Conte.

Conte l’uomo della fede

“Antonio Conte bussa alla porta di casa raccontando un’adorabile bugia. Dice che, per il Napoli come per il Lecce, stasera c’è una partita importante, niente di più. È evidente: vuole entrare senza far rumore. Non gli crede il Lecce, diciassettesimo in classifica, con 47 punti in meno e solo due sopra la zona retrocessione. Va a fare il colpo, invece, pensa il predone seriale, pur amando la sua città.

Il Salento ruba il cuore di tutti. Figurarsi quello di ragazzi che annodavano i sogni alla basilica di Santa Maria de Finibus Terrae, in una giostra di mare e vento da turismo estremo.

Antonio Corbo

Conte era da quelle parti dopo lo strappo con il Tottenham, il 27 marzo 2023, raggiunto dagli squilli della sirena più astuta. De Laurentiis lo chiamava sul numero della moglie, Elisabetta Moscariello, di origini siciliane, innamorata di Napoli, “La Musa” secondo Vanity Fair. Non a caso ha dato alla figlia il nome che per Antonio è una febbre di vita: Vittoria.

Lo si conosce nei suoi forti contrasti. Carriera da “Una vita da mediano”, canzone che però Luciano Ligabue dedicò all’amico comune Lele Oriali, ma che in campo e in panchina rappresenta bene la sua ribellione, quel tono sprezzante da predestinato. Un gregario che vuole essere leader, una comparsa che accetta solo ruoli da protagonista. Non poteva esserlo con Platini e Bettega, ma perfino Trapattoni ammise, nel 2014: “Mi rivedo in Conte”.

Nella sua infinita autostima, il giovane capitano della Juve bollò anche il supervalutato Paul Pogba, miracolato dai magheggi dell’agente Mino Raiola:
“Non so che dire, so solo che io sono costato al Lecce otto palloni usati”.

Era il miglior Lecce di sempre. Conte entra nelle giovanili quando i suoi dirigenti sono nel salotto buono del calcio. Franco Jurlano, consigliere federale pur con il Lecce in Serie B, aveva un ruolo di potere e dava i voti agli arbitri. Mimmo Cataldo, calabrese di Siderno, ex arbitro, fu il primo a portare nel Salento due campioni del mondo: gli argentini Barbas e Pasculli. Una mente brillante. Vedeva l’opportunità delle plusvalenze solo dopo aver assicurato un ricambio migliore, a prezzo più basso. Vinse la concorrenza scavalcando la barriera doganale di Milano Linate all’arrivo dei due, destinati altrove.

Eugenio Fascetti e Carletto Mazzone erano gli allenatori di quel Lecce che sapeva solo vincere. Immediata, a Torino, la fusione tra chi sapeva soffrire per vincere. Passato alla Juve, Conte fu subito stimato da Luciano Moggi e, in tredici anni, costruì anche la sua carriera da allenatore. Fece coppia con Gian Piero Ventrone, napoletano di via Petrarca, preparatore di bolidi più che di uomini. Una sua frase su tutte:
«Per vincere bisogna arrivare quasi al vomito in allenamento».

È lì che nascono i tormenti del “team Conte”. Vincenti o spericolati, punti di vista. Come la carriera dell’allenatore che, appena arrivato sulla panchina della Juve, vinse tre scudetti di fila. Impresa riuscita solo a Carcano, Trapattoni e Mancini.

Il coraggio è il suo mestiere. Se è convinto, va fino in fondo, come nel 2016, quando entrò ed uscì indenne dallo scandalo del calcioscommesse, con l’inchiesta centrale a Cremona. Gli Europei erano imminenti e lui era il CT della Nazionale. Alla fine, la sua innocenza fu riconosciuta, quasi come una medaglia, da due inquirenti illustri: il gip Guido Salvini, noto per aver riaperto le indagini sulla strage di Piazza Fontana, e Andrea Grassi, capo del Servizio Centrale della Polizia, oggi questore di Caserta con competenza su Castel Volturno.

Conte: De Laurentiis farà il massimo per blindarlo

Conte si è dato un dogma: il calcio si gioca solo per vincere. Se n’è ricordato quando fu spinto a -3 dall’Inter. Doveva risalire. Subito. De Laurentiis, che l’ha voluto, farà di tutto per non rompere i patti. I tifosi l’hanno imposto. La squadra lo ha capito e lo segue. Lo scudetto sarà la somma delle fatiche di tutti, ma sembrerà vinto da uno solo: Conte, l’uomo del dogma. Le infinite vie della fede”.


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