In una lunga chiacchierata con Walter Veltroni, per il Corriere della Sera, il ct Luciano Spallettiha voluto ripercorrere i suoi inizi da calciatore, allargando poi lo sguardo al successo epocale ottenuto sulla panchina del Napoli: "Io cominciai con le giovanili dell’Avane dove si perdeva sempre, poi proseguii con quelle della Fiorentina, dove si vinceva sempre. E, sinceramente, penso di avere imparato più dalla prima esperienza che dalla seconda. Essere sconfitti è importante, educa, insegna a migliorarsi, educa a vincere. Quella casacca giallonera mi è rimasta nel cuore". 

Tu non eri considerato un personaggio facile. Ora, dopo la vittoria con il Napoli e la scelta della Nazionale sei amato da tutti.
"Mah, io non sono uno di quegli allenatori che passano il tempo al telefono con i giornalisti e forse questo in passato mi ha alienato qualche consenso. Io faccio il mio lavoro e cerco risultati. Rispetto tutti e il lavoro di tutti. Però voglio che a parlare, per me, siano i risultati, non i sorrisi".

Parlami del tuo rapporto con Napoli.
"A Napoli ho lasciato il cuore. Non è immaginabile l’affetto, anzi l’amore che mi sono scambiato con quella città. Mi ha regalato, per la prima volta nella mia storia di allenatore, l’emozione unica di sentirmi parte di una comunità. A Napoli sono stato felice perché ho toccato con mano la felicità dei napoletani e dei miei calciatori. Ho ricevuto sensazioni indescrivibili. Una delle cose più belle che potessero capitarmi nella vita. È stata la mia università di vita, penso sia difficile avere più di quello che ho avuto io e nessuna impresa può meritare quello che i napoletani hanno dato a me. Sono orgoglioso, fiero, di diventare giovedì un loro cittadino onorario. Erano più di trent’anni che il Napoli ed io pensavamo di andare nello stesso luogo, di fare lo stesso viaggio. Incontrarci, esiste un’arte dell’incontro, ci ha fatto arrivare, ambedue, il più lontano possibile. Noi veniamo al mondo con una sola ala, non possiamo volare in alto se non cerchiamo chi ci completa. Napoli è stata la mia seconda ala. Per questo la ringrazierò sempre".

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