Acerbi e l'omertà del calcio italiano: da Juan Jesus al tifoso del Psg
Il caso Acerbi svela il silenzio del calcio italiano sul razzismo e l'impunità: un declino etico che riflette la crisi di valori nel mondo sportivo.

La mancata presa di posizione del sistema calcio Italia nei giorni successivi alla denuncia di Juan Jesus, relativa a un insulto razzista ricevuto da Francesco Acerbi durante il match di San Siro tra Inter e Napoli, ha prodotto un'escalation di comportamenti anti sportivi del trentasettenne difensore nerazzurro.
In quei giorni, i media nazionali invertirono l'onere della prova fino a far sembrare il brasiliano un bugiardo. L'Inter mise mano a un pool di avvocati pur di difendere la posizione del proprio tesserato, dopo essersi assicurati che non ci fossero audio probanti (stessa strategia adottatta quest'anno per la bestemmia di Lautaro).

Spalletti, allora Ct della Nazionale, sempre attento ai valori sportivi, tenne più a preservare il gruppo che di lì a poco avrebbe fatto una pessima figura a Euro 2024, piuttosto che dare un segnale ai piu giovani.
La percezione di essere non punibili e di appartenere a una lobby di intoccabili crea deliri di onnipotenza. Acerbi ne è solo l'ultima testimonianza nel mondo del pallone. Ma il discorso può essere allargato a ogni aspetto del mondo civile.
Dall'episodio con Juan Jesus, è venuta fuori tutta l'esuberanza ideologica dell'ex Sassuolo. Esultanze in faccia agli avversari, spintoni a palla lontana, rifiuto della Nazionale, fino alla minaccia di fisica a un tifoso che gli ricordava la sconfitta per 5 a 0 in finale di Champions qualche giorno fa.
L'evoluzione comportamentale di Francesco Acerbi è l'esempio perfetto di cosa significhi condurre un movimento sportivo enorme come quello che rappresenta il calcio in Italia solo attraverso principi di convenienza immediata e personale.
Il “vincere è l'unica cosa che conta” è la pietra tombale su uno sport bellissimo. Una bugia ripetuta così tante volte da infettare persino frange di tifosi di squadre più romantiche. Un motto killer. Che annulla ogni discorso sulla crescita. Un principio machiavellico orientato a creare un potere effimero e personale, che inghiottisce ogni speranza di crescita condivisa.
Finché non si guarderà al futuro e non si costruiranno valori, le speranze di rinascita del calcio, in Serie A, saranno relegate a club come il Napoli: portatori di principi sani. Ma, purtroppo, non basterà.