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Binaghi e Sinner
Binaghi e Sinner

Angelo Binaghi, presidente della Federazione Italiana tennis e Padel, ha rilasciato una lunghissima intervista al Corriere dello Sport.

Presidente Binaghi, partiamo dalle sue impressioni sugli Internazionali BNL d’Italia. Un torneo che, fino a qualche anno fa, non potevamo nemmeno immaginare così.

«È vero, questa è un’edizione epocale per tanti motivi: abbiamo il numero 1 del mondo, speriamo presto di avere tre italiani nella top ten. Paolini, Sinner e Musetti. Due italiani tra i primi dieci del mondo, nel maschile, non era mai successo. Abbiamo in gara le due squadre campioni del mondo: un segnale chiaro che il sistema funziona. Il sito è raddoppiato nelle dimensioni e la prevendita ha già superato il record dello scorso anno, nonostante l’assenza di Sinner per tre mesi. Contiamo di recuperare nei prossimi giorni e siamo lanciati verso un record assoluto. E, per fortuna, è arrivato anche l’ospite più atteso: l’anticiclone delle Azzorre, con una primavera romana al suo meglio.»

Avete reso il sito di gara ancora più iconico e capiente, nonostante i limiti di spazio.

«Abbiamo fatto di necessità virtù. L’anno scorso eravamo al limite, e abbiamo rischiato nonostante l’assenza di Sinner, Alcaraz e Berrettini, e senza italiani nelle fasi finali. In quelle condizioni, avremmo dovuto chiudere. Ma era necessario ampliare gli spazi per accogliere una passione che sta travolgendo il Paese. Con Sport e Salute abbiamo aggiunto un altro luogo iconico della Città Eterna, rendendo il torneo ancora più unico.»

Manca solo una cosa: la vittoria.

«Manca da 49 anni. Abbiamo vinto tutto: tornei individuali in ogni categoria, un torneo in Italia con le Nitto ATP Finals, coppe a squadre, tornei di doppio maschile, femminile, misto. Ma manca ancora la vittoria “di casa”, quella degli Internazionali, dove ha sede la nostra storia. È un paradosso: quando succederà, sarà un’apoteosi.»

Da quest’anno, inoltre, l’Italia ospiterà per tre stagioni le Finals di Coppa Davis.

«Siamo orgogliosi. C’è molto lavoro da fare, ma anche tanto entusiasmo. Ringraziamo il Governo che ci ha permesso di portare le Finals a Bologna, e in particolare il presidente della Regione, che ha subito compreso il valore dell’evento. Quest’anno dobbiamo difendere due titoli. Io lo dico: non c’è due senza tre.»

Binaghi sui giovani tennisti italiani

«Sì, penso a Cinà, Vasami, di cui mi parlano molto bene. Ne possiamo parlare perché, oggi, questi ragazzi hanno davanti a sé campioni del mondo. Non subiscono più quella pressione eccessiva che hanno vissuto altri atleti quando non avevamo punti di riferimento importanti.»

Difficile migliorare ancora, quindi?

«C’è da migliorare nel numero di giocatrici di alto livello. Non abbiamo una decina di atlete nella top 100. Anche se Paolini, Bronzetti e il doppio femminile stanno facendo cose straordinarie, nessuno se lo aspettava. Ci manca però quella “massa critica” che genera poi i campioni assoluti. Ma ci stiamo lavorando.»

Che consigli darebbe alle federazioni che faticano ad avere risultati costanti, anche a livello economico?

«Noi ci siamo staccati dal sistema del CONI, perché abbiamo teorizzato e poi messo in pratica un sistema opposto. I dati dicono che funziona meglio. Certo, ci è costato due denunce al garante dell’etica e un’emarginazione. Ma esserlo con Sinner, Paolini e le nostre squadre è un onore. I consigli? Valutare tutte le opzioni, ascoltare anche idee diverse e fare sintesi. Non basare tutto su assistenzialismo e clientelismo, ma su ricerca dell’efficienza, ovunque arrivi. E raccontare la verità, non creare narrazioni basate sulle bugie.»

Binaghi e Sinner

Binaghi su Sinner

«Sospensione? L’ha vissuta al meglio, anche grazie al valore delle persone che lo circondano. Certo, sarebbe stato ideale giocare due tornei prima, ma intanto sarà a Roma per almeno una dozzina d’anni, ne sono certo. Riceverà l’abbraccio di decine di migliaia di tifosi allo stadio e di milioni in TV. È un momento emotivamente complesso, ma Sinner è il più adatto al mondo, forse insieme al Djokovic dei tempi migliori, per affrontarlo. Ne ha superate di peggiori, anche lo scorso anno.»

Avevate già previsto un piano di protezione per lui?

«Sì, l’abbiamo preparato per tempo, così da non dover improvvisare. Sarà lui a scegliere, ma noi abbiamo fatto il nostro dovere. A Roma, i volumi sono molto superiori a Torino, anche per numero di giocatori presenti. E se ti sposti di poco, trovi il triplo della gente. L’entusiasmo è ancora maggiore dopo le vittorie successive a Torino. Gli avevamo presentato tutto già l’anno scorso, anche se poi non poté giocare.»

Novità su Torino?

«Non ancora, siamo concentrati su Roma e poi sul Premier Padel. Successivamente, penseremo agli Europei di pickleball a settembre. Non ci facciamo mancare nulla. Il pickleball sta crescendo molto e abbiamo attivato strutture in tutte le regioni: i numeri sono già superiori a quelli dei primi anni del padel.»

Come funziona una struttura che segue più discipline?

«Abbiamo creato settori trasversali per comunicazione, marketing, organizzazione dei grandi eventi e sistema di classifiche, tornei e campionati. Poi ci sono organizzazioni verticali per ogni disciplina, che si occupano dei settori tecnici e dei rapporti internazionali. Si creano sinergie evidenti tra sport affini. È qualcosa che il CONI non ha mai voluto comprendere né attuare.»

Cosa serve ancora?

«Il problema oggi non sono i praticanti, ma i campi. Abbiamo siglato un accordo straordinario con il Credito Sportivo che prevede mutui pluriennali a tasso zero, senza spese né garanzie, per chi vuole costruire nuovi campi. È un’opportunità storica. Già oggi contiamo 345 società in più rispetto allo scorso anno: è come creare ogni anno una nuova federazione. La FITP assorbe oltre il 50% delle convenzioni del Credito Sportivo a livello nazionale. Ora però dobbiamo accelerare in due direzioni: intervenire nei comuni dove siamo assenti e nelle società che hanno un rapporto insostenibile tra praticanti e campi, costruendo nuovi impianti e coperture per aumentare la fruibilità.»

La prossima sfida?

«Abbiamo un’assemblea che ci permetterà di aprirci anche agli sport elettronici. Ci servono per intercettare una massa di persone che poi vogliamo portare verso il tennis, il padel e il pickleball. Dobbiamo eleggere un nuovo consigliere federale. E poi abbiamo anche progetti divertenti, che al momento teniamo da parte per mancanza di tempo, ma che svilupperemo. Come abbiamo fatto 16 anni fa con SuperTennis.»

Un progetto mai imitato.

«Qualcuno in Italia ci ha pensato, ma poi non ha avuto il coraggio. Noi difendiamo un interesse pubblico, contro un sistema commerciale che vorrebbe far pagare il tennis agli italiani. Ci opporremo con tutte le nostre forze.»

Una scelta in controtendenza rispetto ai giovani che guardano solo highlights.

«È vero, ma SuperTennis ogni giorno raggiunge 900.000 persone, anche solo per un minuto. L’80% della popolazione italiana guarda ancora la televisione in chiaro. Le nuove tendenze esistono, ma i numeri contano.»


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