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Alcuni senatori azzurri
Le colonne del Napoli 24-25

Napoli quasi campione: ecco le colonne portanti della squadra di Conte

Il Napoli si avvicina al quarto titolo della sua storia: la Gazzetta dello Sport va ad analizzare ed elogiare le sue colonne portanti.

Alcuni senatori azzurri
Le colonne del Napoli 24-25

Il Napoli campione: ecco i giocatori trainanti

Vincere uno scudetto non è mai solo questione di schemi, identità tattica o spirito di squadra. Tutti elementi fondamentali, certo, ma senza la qualità dei singoli, la materia prima del talento, non si va lontano. Il Napoli 2025 ci è andato molto vicino — o forse ce l’ha fatta — grazie a una miscela perfetta: il metodo Conte, fatto di lavoro ossessivo e sacrifici estremi, e sette giocatori chiave che hanno dato forma a un sogno.


 

Scott McTominay, l’uomo che non ti aspetti, è diventato il simbolo di questa cavalcata. Preso dal Manchester United per poco più di trenta milioni, si è trasformato in un’arma totale. Centrocampista, incursore, seconda punta, mediano di lotta: ovunque Conte l’abbia messo, ha funzionato. Ha corso, segnato, assistito. Undici gol e sei assist in Serie A: numeri da fantasista, in un corpo da corazziere. A Napoli lo chiamano McTutto, e il soprannome non è esagerato.


 

E poi Romelu Lukaku, che con Conte ha un rapporto simbiotico. Dove c’è Conte, lui dà il massimo. E viceversa. Arrivato a Napoli dopo la falsa partenza a Verona, Big Rom ha fatto esattamente quello che ci si aspettava da lui: segnare, fare a sportellate, tenere su la squadra. Tredici gol, dieci assist. Ma soprattutto, presenza. Una forza della natura che ha completato alla perfezione l’energia muscolare di McTominay. Insieme, sono stati una dichiarazione di potenza.


In mezzo al campo, André-Frank Anguissa è stato il motore e il muro. Equilibratore, fisico dominante, ma anche piedi educati e capacità di inserimento. Sei gol per lui, ma soprattutto una presenza costante, una colonna portante. Se il Napoli non si è mai spezzato, è anche merito suo.


Dietro, a tenere insieme tutto, Amir Rrahmani. Silenzioso, puntuale, pulito. Ha giocato praticamente sempre, sbagliando pochissimo. Se il Napoli ha incassato solo 27 gol in campionato, lui è stato il pilastro silenzioso di questa solidità. Un leader che non urla, ma comanda.

Sulla fascia destra, Matteo Politano è stato tutto e il contrario di tutto. Creatività e copertura, gol pesanti e chilometri percorsi. Non è solo un’ala, è un equilibratore di sistema. Conte, che all’Inter lo utilizzava poco, l’ha ritrovato maturato. E adesso non può farne a meno.

E poi il capitano, Giovanni Di Lorenzo, che ha vissuto questa stagione con la forza della continuità. Sesto anno a Napoli, trentadue anni a breve, e una leadership che ormai è fatta di sguardi più che di parole. Terzino, centrale, guida silenziosa: la sua fascia destra con Anguissa e Politano è un meccanismo collaudato.

Infine Lobotka, il regista, il cervello. Forse meno scintillante rispetto all’anno del primo scudetto, ma sempre fondamentale. Quando la squadra ha bisogno di ordine, è lui a dettare il tempo. Non cerca giri di parole: va dritto al punto, con passaggi chirurgici e intelligenti. Ogni manovra nasce dai suoi piedi.

Insieme, questi sette hanno formato la spina dorsale del Napoli. Conte li ha modellati a sua immagine, e loro hanno risposto con prestazioni da titani. Al di là dei moduli, delle statistiche e delle tattiche, il vero segreto di questo Napoli è stato nella loro capacità di fondersi, di portare in campo, ogni settimana, qualcosa che va oltre la somma dei singoli. Una squadra vera, insomma. E quando hai sette uomini d’oro così, tutto può diventare possibile.


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