Trema il mondo del calcio in Italia. Nei prossimi giorni verrà discussa al Parlamento Europeo la norma sull’abolizione del Geoblocking. Norma che se approvata potrebbe scuotere le già fragili fondamenta del calcio nostrano.

Ma cos’è il geoblocking? Letteralmente “blocco geografico”, è quel sistema che blocca i contenuti in base all’area geografica dalla quale vi si accede. Tale blocco vieta, per esempio, di abbonarsi a piattaforme di streaming estere e, dunque, di avere accesso a determinati contenuti disponibili soltanto in quelle piattaforme. Il geoblocking si applica a diversi tipi di contenuti audiovisivi, dallo streaming di film ed eventi sportivi alla musica o all’accesso alle news, ma anche all’e-commerce e al gioco d’azzardo.

A identificare la posizione geografica di un dispositivo è l’indirizzo IP di cui sono dotati tutti i dispositivi di navigazione online. Ogni volta che si effettua l’accesso a un sito web i server online verificano la posizione dell’IP e in base a questo permettono o bloccano l’accesso al contenuto.

Ma perché l’UE vuole bloccare il geoblocking?

Alla base della proposta avanzata dall’eurodeputata danese Karen Melchior risiede il riconoscimento dello svantaggio in cui vertono i cittadini che vivono in regioni transfrontaliere, che fanno parte di minoranze linguistiche e che si trasferiscono in un altro Paese europeo, dal quale non posso più avere accesso a tutta una serie di contenuti del loro Paese natale. Da questo punto di vista, le limitazioni di accesso a contenuti stranieri rappresenterebbero una pratica ingiustificata e discriminatoria.

La possibilità di sottoscrivere abbonamenti con piattaforme di streaming estere, sarebbe per il business dello streaming del calcio italiano un durissimo colpo. Soprattutto considerando l’offerta di 900 milioni a stagione avanzata da Dazn e Sky per i diritti TV della Serie A, riconfermati ai due broadcaster per altri 5 anni.

Se dovesse essere rimosso il geoblocking il diritto di DAZN e Sky varrebbe molto meno. Inutile spiegare quali sarebbero i vantaggi economici per i consumatori. Infatti, un utente italiano potrebbe decidere di abbonarsi a un servizio di streaming rumeno che trasmette la Serie A, con commento in rumeno, ma a un prezzo decisamente più conveniente.

Senza il geobloking, la Serie A rischia il collasso

Contro la norma la Lega Serie A si è schierata in prima linea, insieme a tutte le altre Leghe di calcio Europee, "nell'opporsi con fermezza alla richiesta di futura inclusione dei servizi audiovisivi nell'ambito di applicazione del regolamento UE sui blocchi geografici".

Lo stesso AD della Lega Serie A Luigi De Siervo ha rilasciato dichiarazioni che mettono a nudo le difficoltà di un movimento tenuto in piedi a stento e che potrebbe, in questo clima di incertezza, ricevere il fatidico colpo di grazia.

"Ci opponiamo strenuamente all'abolizione del Geo-blocking perché metterebbe a serio rischio la sostenibilità economica del settore calcio e film in tutta Europa cancellerebbe le diverse identità distributive nazionali e conseguentemente porterebbe un indebito vantaggio alle grandi piattaforme OTT americane come Netflix, Amazon, Disney etc. Il tema in discussione la prossima settimana è, quindi, molto delicato e importante, perchè si rischia di mandare in frantumi l'intero sistema".

Dopo le polemiche nate all’indomani della firma dell’ultimo accordo, con il Presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis mattatore e contrario a un’offerta che sviliva la Serie A, un altro duro colpo per chi amministra il calcio in Italia.

Ancora una volta i nostri manager dimostrano una limitata capacità di visione. Una miopia strategica che ci ha retrocessi in due decenni alle spalle di Premier, Liga e Bundesliga. Investire sul proprio canale poteva essere un’opportunità storica, non colta per accontentarsi di uno sciapo piatto di minestra.

https://youtu.be/AerX6_bduG0?si=NwC9_iFeerNIPVEo
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