"Geolier alla Federico II non c’entra niente con la missione dell’università che è insegnare". Lo scrive Antonio Polito per il Corriere del Mezzogiorno: “Non prendetela per snobismo, o come un indizio di senilità, ma anch’io sono rimasto senza parole, esattamente come il procuratore Gratteri, quando ho letto che la Federico II ha invitato il rapper Geolier a un incontro con gli studenti a Scampia. Non è snobismo perché invece attribuisco un notevole significato, per i costumi e la cultura di massa, alle canzonette, fossero pure quelle «rap».

Ora, con tutto il rispetto per il rettore Matteo Lorito che ha così risposto alla critica di Gratteri, mi viene da chiedergli che cosa c’entrino le funzioni proprie dell’università (…) con l’ambizione di «mettere insieme le due Napoli», oppure «di gettare un ponte in modo da dimostrare ai tanti ragazzi che ascoltano la musica di Geolier che esiste un’alternativa». E poi: un’alternativa a che? A diventare un Geolier? E perché mai, che ci sarebbe di male? O intende un’alternativa a diventare camorrista? Non si accorge del pregiudizio implicito in un’affermazione del genere, che dà per scontato il fatto che lui e la sua università siano la Napoli buona e quella di Geolier la Napoli da redimere?

Oppure ancora può spiegarci che cosa c’entrino i compiti di un’università con la presunzione di «aprirsi al territorio e di sforzarsi di comprendere meglio le realtà più complesse, le periferie, l’emarginazione, la lontananza dalla città borghese»? Non capisco: state tentando di attrarre i giovani che non avrebbero alternativa (e per questo li invitate a Scampia, diventata una specie di passe-partout del «buonismo»)? O state cercando di attrarre i giovani della «città borghese», cui volete insegnare che c’è anche la periferia di Geolier?

Mi sembra un pasticcio di retorica e buoni propositi, che comunque nulla c’entra con la missione dell’università, che è insegnare.

Giù le mani da Geolier, dunque, quando è a Sanremo, che è la sua cattedra. Ma giù le mani dall’università, dove in cattedra ci deve andare chi ha da insegnare agli studenti qualcosa di più di una rima baciata in dialetto (peraltro di incerta provenienza)”.


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