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Torino-Napoli, Rrahmani: “Mi sento uno dei leader del Napoli“

Guido Olivares di Guido Olivares
16 Ottobre 2025
in News
Tempo di Lettura: 4 min
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Amir Rrahmani durante l’anno dello scudetto 2022/2023
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Amir Rrahmani, difensore del Napoli, ha rilasciato alcune dichiarazioni ai microfoni di Cronache di Napoli in occasione di Torino-Napoli.

Il centrale kosovaro ha sottolineato la propria crescita all’interno del gruppo azzurro, rivendicando un ruolo guida fatto di esempio quotidiano, comunicazione in campo e aiuto ai compagni più giovani.

Amir Rrahmani sulla leadership in azzurro

Ecco quanto dichiarato da Amir Rrahmani: “Come sto? Sto meglio e sto lavorando per cercare di rientrare il prima possibile. Non sappiamo ancora in quale partita potrò rientrare ma dobbiamo essere preparati e soprattutto non rischiare nulla. Sono fermo da tanto tempo e perciò bisogna fare le cose con calma. E poi non è importante in quale partita ma che io rientri il prima possibile e soprattutto che sia sicuro in campo.

La fase difensiva senza di me non ha funzionato? Non è una questione di Rrahmani o di un altro giocatore. Quando tutta la squadra difende è sempre più facile per i difensori perchè hanno meno lavoro. Poi, certo, nel calcio ci sono anche i dettagli che decidono un’azione. Una lettura difensiva più lenta determina magari un gol e, quindi, l’esito di una partita. Non c’è insomma un segreto ma state sicuri che se la squadra ha una efficace fase difensiva tutto in campo diventa più semplice.

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Mi sento leader? Sì, mi sento leader. Perchè, vuoi o non vuoi, sono da tanti anni a Napoli e ad avere questa ‘anzianità di servizio’ siamo pochi. Poi ovviamente ognuno ha la sua responsabilità di essere leader, ognuno lo è a modo suo: qualcuno lo è in maniera più ‘rumorosa’, qualche altro lo è invece in silenzio. Ma alla fine siamo accomunati tutti dall’idea di portare sempre più in alto il Napoli.

Ho giocato con tanti compagni forti? In effetti negli anni sono arrivati e andati via diversi giocatori e invece io sono rimasto qui e le cose in effetti hanno sempre funzionato. Anche per questo il mio desiderio è di stare qui il più a lungo possibile.

Cosa provo a seguire le gare da fuori? Ora lo posso dire: un’ansia tremenda. Quando i miei familiari mi dicevano che erano emozionati nel vedermi giocare non ci credevo, giocando non riuscivo a capire. E invece ora li capisco benissimo perchè soffro quando sono in tribuna e peggio ancora quando vedo la partita dei miei compagni in tv. C’è un’emozione fortissima, una paura e un’ansia che non sai spiegare. Mi accade così sia per il Napoli che per la mia Nazionale, il Kosovo. Quando sei in campo a queste cose non pensi perchè sei concentrato sulla partita, pensi ad altre cose. Invece quando non gioco la vivo come la vive un tifoso sfegatato. Sono emozioni diverse ma certo intense quasi allo stesso modo.

Crediamo al quinto scudetto? Non lo abbiamo detto nè in occasione del terzo nè del quarto e non lo diremo oggi. La nostra filosofia è dare sempre il massimo in ogni partita perchè la strada è molto molto molto lunga. La storia di un campionato può cambiare facilmente da una partita all’altra, nel calcio non sai come va. Ovviamente dobbiamo essere fiduciosi nelle nostre capacità e lavorare tanto. Pensare a quello che sarà alla fine è prematuro, pensiamo solo a lavorare sodo.

Chi è l’antagonista principale? Tutte quelle che sono in alto in classifica ora. Ad oggi non sappiamo ancora il reale valore di ognuna perchè siamo soltanto all’inizio della stagione e siamo tutte vicine in classifica. Non ho un’idea definite di gerarchie ma sono sicuro di una cosa: tutte le big daranno battaglia per il tricolore. E noi siamo prontissimi ad affrontarle.

Cosa è cambiato nel gruppo con 2 scudetti in 3 anni? La cosa fondamentale resta pensare ad una partita per volta come se fosse la più importante di tutte, essere concentrati a vincerla. Ormai, grazie al presidente De Laurentiis che ha fatto grandi investimenti, abbiamo una squadra forte da anni e dunque siamo sempre stati convinti di poter vincere. Perciò alla fine gli scudetti sono una ricompensa, la conferma che hai lavorato bene.

Le differenze tra Gattuso, Spalletti e Conte? A prescindere da quello che è il ruolo del tecnico, ogni persona è diversa. E ognuno ha il suo carattere ma anche il suo metodo di lavoro e la sua disciplina. Ognuno perciò ha le sue caratteristiche e con ognuno puoi avere o non avere feeling, dipende dalle situazioni e dai momenti che la squadra vive. Posso però dire che sono stato allenato da tutti bravi tecnici che hanno contribuito a portare il Napoli a questi due scudetti percorrendo una lunga strada.

Ci sono tipi di diversi di difensori: quelli che seguono alla lettera le indicazioni dell’allenatore e quelli che le seguono meno perchè magari hanno più qualità. Questo discorso ovviamente non vale per gli attaccanti ma vale certamente per noi difensori e per i centrocampisti che dobbiamo seguire di più quello che l’allenatore vuole. Ogni tecnico ha il suo modo di giocare e di allenare ma sta a noi seguire le loro indicazioni. Perchè, alla fine, l’allenatore è il nostro comandante. E noi in campo siamo soldati.

Conte? Sicuramente mi spinge a impegnarmi di più perchè nel calcio quello che conta è quello che succede oggi non quello che successo ieri o la stagione passata. è importante dare il massimo ogni giorno perchè la gente vuole il risultato subito. E ricorda non le vittorie ma le sconfitte. Per questo dico che quando si vince una partita bisogna dimenticarselo in fretta e pensare subito a vincere la partita successiva. Ma questo è il calcio è in generale lo sport professionistico.

De Bruyne? È un ragazzo bravo, intelligente che ha saputo subito entrare in sintonia col resto della squadra. Questo però anche agevolato dal nostro spogliatoio. Negli anni sono venuti tanti giocatori che sono subito entrati in sintonia con noi perchè il nostro è un gruppo molto aperto, ha sempre accolto chi arrivava. Kevin è per noi è un giocatore fondamentale: gli staremo vicino perchè solo aiutandoci uno con l’altro possiamo portare il Napoli in alto.

Soprannome? No, mi chiamano semplicemente Amir”.

Guido Olivares

Guido Olivares

Dottore in Giurisprudenza, nato a Napoli il 19 marzo 2001.

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