Conte: rabbia, orgoglio e il bisogno di una scintilla
C’è un Antonio Conte diverso, ma in fondo sempre uguale. Scosso dentro, forse arruffato nei pensieri, ma ancora capace di sprigionare la sua natura più autentica: quella dell’uomo che trasforma la ferita in energia. Dopo i sei gol incassati a Eindhoven, il tecnico del Napoli si è chiuso per qualche ora nella sua “bolla”, tra silenzi e riflessioni, prima di riemergere con una chiarezza brutale: bisogna reagire, subito.
A Castel Volturno è tornato il Conte primordiale — quello che vive ogni allenamento come una battaglia — e ai giocatori ha lanciato un messaggio netto:
“Vi voglio arrabbiati”.
È il suo modo di rialzarsi. Niente retorica, solo intensità, identità e la consapevolezza che Napoli-Inter può decidere la direzione del futuro. “Ogni benedetta partita”, direbbe Al Pacino. E Conte, che non ama recitare, si prepara a viverla così: con lo sguardo tagliente e l’ansia addosso, il suo marchio di fabbrica.
Giovedì il centro tecnico ha respirato l’atmosfera mesta di un autunno che sembra la metafora del momento, ma anche il primo segnale di reazione. Tre ore di lavoro totale: analisi video sugli errori di Eindhoven, studio dell’Inter di Chivu, ripetizioni tattiche ossessive, palle inattive e coperture, fino alla seduta finale, “l’ora e mezza della verità”. Conte corregge, urla, incita, prova a ricucire la ferita dei sei gol:
“Voglio vedervi arrabbiati”.
Sarà un Maradona pieno, cinquanta mila cuori per spingere un Napoli che deve ritrovare se stesso. E, come nella notte di marzo scorso, quando l’urlo “Facciamogli vedere chi siamo” accese lo stadio, Conte cerca un’altra scintilla.
Chivu: calma, libertà e “credibilità”
Dall’altra parte, Cristian Chivu incarna quasi l’opposto. Dove Conte brucia, lui raffredda. Dove l’uno chiede tensione, l’altro predica serenità e fiducia nei propri mezzi.
Nel suo “vocabolario italiano perfetto”, Chivu ha una parola feticcio: credibile. È la chiave della sua Inter e della sua idea di leadership. Per lui, una squadra vincente nasce dalla fiducia reciproca tra allenatore e spogliatoio, non dalla paura o dalla pressione.
Per questo ieri i nerazzurri hanno avuto giorno libero — scelta rarissima alla vigilia di una sfida scudetto. Non distrazione, ma un segnale di maturità: Chivu vuole giocatori responsabili e rilassati, come accade nelle vigilie della NFL o dell’NBA, di cui è grande appassionato.
Niente ritiri, niente ossessioni, solo un allenamento vero il giorno prima del match, quello di stamattina.
Lo staff ha studiato il Napoli con precisione chirurgica:
- attenzione alle incursioni di McTominay,
pressing su Gilmour, considerato anello debole in impostazione,
gestione lucida dei momenti caldi, per evitare che una scintilla si trasformi in incendio.
Chivu e Conte si ritrovano di nuovo faccia a faccia dopo la rissa in panchina della scorsa stagione, con due rossi “entrambi credibili”, come ironizza la Gazzetta. Stavolta, oltre alla rivalità tattica, c’è un contrasto di filosofia: la furia contro la calma, la rabbia contro la lucidità.
Due mondi, una partita totale
Napoli-Inter è più di una sfida di vertice. È uno scontro di identità e metodi, tra chi vuole ritrovare se stesso e chi ha appena scoperto una nuova serenità vincente.
- Conte riaccende la sua “tigre interiore”, ricomponendo un gruppo ferito.
Chivu predica equilibrio e fiducia, costruendo credibilità in un ambiente tornato leggero e convinto.
Sabato al Maradona, la forza emotiva del Napoli si misurerà con la sicurezza strutturale dell’Inter.
Il film è pronto: uno lo reciterà col cuore in gola, l’altro con calma glaciale.
Fonte: Gazzetta






