Napoli, una risposta da grande squadra dopo la disfatta europea
Come riportato da “Ultimo Uomo”, alla vigilia della sfida del “Maradona”, due domande tenevano banco: quali fossero le reali ambizioni dell’Inter di Cristian Chivu, reduce da sette vittorie consecutive, e come avrebbe reagito il Napoli di Antonio Conte dopo la pesante sconfitta in Olanda contro il PSV.
Il verdetto del campo è arrivato chiaro e netto: Napoli 3, Inter 1, con gli azzurri capaci di imporsi grazie a un piano gara coraggioso e ben eseguito, nonostante l’assenza pesante di Højlund.
Conte sorprende tutti affidandosi a David Neres come falso nove, scelta volta a togliere punti di riferimento alla difesa nerazzurra. La mossa paga, perché Acerbi appare spesso in difficoltà nel capire dove collocarsi, mentre Neres, pur non trovando la via del gol, destabilizza la linea interista con continui movimenti tra le linee.
Un’altra intuizione del tecnico azzurro è l’impiego di Juan Jesus sul centro-destra, che permette di mantenere l’equilibrio tattico con Buongiorno sul centro-sinistra. In mezzo al campo, McTominay, Anguissa e Gilmour garantiscono fisicità e densità, mentre Kevin De Bruyne agisce da finta ala sinistra, abbassandosi spesso per dare qualità alla costruzione dal basso.
Il piano difensivo di Conte è però il vero capolavoro: marcature a uomo studiate in ogni dettaglio, con Gilmour su Çalhanoğlu e McTominay su Barella, bloccano le principali fonti di gioco dell’Inter. Lo stesso Barella, in 72 minuti, tocca appena 34 palloni. Conte non manca di sottolinearlo ironicamente in conferenza: “Quindi è stata una grande mossa quella che ho fatto, no?”.

Il rigore trasformato dal Napoli nel primo tempo (con De Bruyne costretto a uscire per infortunio subito dopo) cambia l’inerzia del match. Nonostante il possesso palla prevalente (54%), l’Inter fatica a creare occasioni limpide, mentre il Napoli colpisce in ripartenza con McTominay e Anguissa, capitalizzando due azioni da manuale del contropiede.
Inter, blackout nervoso e limiti strutturali: Chivu deve trovare nuove soluzioni
Sul fronte opposto, l’Inter mostra limiti tattici e mentali. Dopo aver sfiorato il gol con Lautaro e Bastoni nel primo tempo, i nerazzurri si perdono nel momento chiave, soprattutto dopo il nervosismo generato dal rigore e dal battibecco tra la panchina del Napoli e Lautaro Martínez, che toglie lucidità alla squadra di Chivu.
Il tecnico rumeno prova a cambiare inserendo Zieliński, Frattesi, Sučić e Luis Henrique, ma senza risultati concreti. Le difficoltà sono chiare: contro un Napoli compatto in blocco basso, l’Inter si affida quasi esclusivamente ai cross (22 in totale), mancando di fantasia e dribbling negli ultimi metri. I numeri parlano da soli: appena cinque tentativi di uno contro uno in tutta la partita e un dato di 1.1 non-penalty expected goals, contro gli 0.5 del Napoli, che però sfrutta al massimo le occasioni.
La sconfitta non cancella quanto di buono fatto finora, ma evidenzia la necessità per Chivu di ampliare le rotazioni e trovare alternative efficaci al suo gioco posizionale. L’Inter sembra ancora troppo dipendente dai titolari, con una panchina (Frattesi, Diouf, Sučić, Zieliński) finora poco utilizzata e poco incisiva.
Napoli-Inter, un segnale forte per la Serie A
Il 3-1 del “Maradona” rilancia il Napoli in ottica Scudetto e restituisce fiducia all’ambiente dopo la delusione europea. La squadra di Conte dimostra solidità difensiva, disciplina e capacità di colpire in transizione, elementi che restano fondamentali nel nostro campionato.
Per l’Inter, invece, il ko non è un dramma, ma una sveglia: per competere davvero ai massimi livelli serviranno più imprevedibilità e una gestione emotiva più matura nei momenti difficili.
In un campionato sempre più equilibrato, Napoli-Inter ha offerto una lezione tattica e psicologica: chi saprà adattarsi meglio alle partite “sporche” e ai dettagli, sarà destinato a stare in alto. Conte, per ora, ha vinto la sua battaglia.






