Dal trionfo di Spalletti alla rinascita Contiana
Non ci si può distrarre un attimo — o meglio, un paio d’anni — che il calcio cambia volto. È successo anche al Napoli, che in 898 giorni, dal trionfo aritmetico dello scudetto firmato Spalletti al ritorno in campo con il Torino del 18 ottobre, si ritrova quasi irriconoscibile. La squadra che aveva riportato il titolo sotto il Vesuvio dopo 33 anni oggi è solo un ricordo, un’istantanea impolverata di un passato glorioso ma già distante. Nel frattempo, tutto è cambiato: uomini, moduli, gerarchie e persino l’anima tattica del gruppo.
Quel Napoli lo si recitava a memoria: Meret, Di Lorenzo, Rrahmani, Kim, Olivera; Anguissa, Lobotka, Zielinski; Politano, Osimhen, Kvaratskhelia. Oggi, di quella formazione “storica”, restano soltanto pochi superstiti. Nove volti nuovi hanno preso il posto dei “titolarissimi” di Udine, e il sistema di gioco è stato completamente riscritto. Conte ha rinunciato al tridente puro per un disegno più dinamico e compatto, che sa di 4-1-4-1 o di 4-4-1-1, a seconda delle fasi.
Il Napoli di Conte: un’era tutta nuova
Tutto è accaduto in fretta, tra due mercati “no limits” che hanno cambiato pelle e ambizioni del club. Sono arrivati Lukaku, McTominay, De Bruyne, Hojlund: innesti di qualità e carattere che hanno trasformato il Napoli in una squadra più europea, ma anche più pragmatica. Dopo lo scivolone del decimo posto nel 2023-24, De Laurentiis ha affidato a Conte il compito di una vera rifondazione, condividendo con il tecnico e il d.s. Manna un progetto a lungo termine.
Il Napoli che rivedremo alla ripresa sarà, di fatto, tutto nuovo: Milinkovic-Savic in porta, Gilmour in regia, Beukema e Juan Jesus a guidare la difesa, Spinazzola e Neres sulle corsie, De Bruyne e McTominay a costruire tra le linee, con Hojlund a finalizzare. Solo Di Lorenzo, Anguissa e lo stesso Juan Jesus rappresentano un filo di continuità con il passato.
Conte, fedele alla sua visione, ha rimodellato la squadra a sua immagine: intensa, compatta, capace di cambiare pelle a seconda delle partite. È il Napoli della transizione, ma anche della consapevolezza.
Gli “immortali” di Conte — come li definisce la Gazzetta — guidano una nuova era che ha il sapore della rinascita e dell’ambizione.






