Conte e la forza dell’assedio
“Infortuni, moduli, arbitri. Il Conte assediato, un titolo da romanzo di Calvino che racconta la condizione per far funzionare al meglio l’Antonio.” Così la Gazzetta dello Sport apre il suo ritratto di un tecnico che sembra dare il meglio solo quando tutto intorno a lui si complica. Conte, infatti, non si esprime appieno nella calma, ma nella turbolenza.
Secondo il quotidiano, è “un uomo da campo, sempre doppio”: schietto e concentrato durante la partita, ma capace di diventare quasi un sindacalista nelle conferenze stampa. È proprio nel caos, tra infortuni e polemiche, che trova la sua dimensione naturale.
Tensione e rendimento: il paradosso Conte
Conte, scrive la Gazzetta, “carbura nelle difficoltà”. Le tensioni lo alimentano, le crisi lo spingono a dare di più. Quando tutto sembra remare contro, lui reagisce con lucidità e furore competitivo.
Gli infortuni di Lukaku e Højlund, le critiche di Marotta, le discussioni arbitrali: ogni elemento negativo diventa carburante. Lo stesso rigore contestato contro l’Inter, invece di abbatterlo, lo ha spinto a sperimentare nuove soluzioni tattiche, come l’utilizzo di Neres in posizione più avanzata per liberare spazi ad Anguissa.
L’arte di trasformare la sconfitta
Conte, continua il pezzo, “capitalizza tutto quello che di negativo accade, e lo trasforma in uno slancio”. È un tratto maradoniano, una capacità rara: come Diego, anche lui ha bisogno di sentirsi circondato, di avere un nemico da battere.
La sconfitta di Eindhoven, umiliante per molti, per lui è diventata “una Verona per due”: un punto di svolta, un momento da cui ripartire per costruire un nuovo ciclo vincente. È la logica dell’assedio: soffrire per poi colpire.
Il “sindacalista” Conte e il suo doppio
Dietro l’allenatore carismatico si nasconde un comunicatore astuto. Il “sindacalista Conte” — come lo definisce la Gazzetta — protegge la squadra, alimenta la tensione giusta, e crea un clima in cui tutti devono reagire.
È un Conte che nega la propria doppia natura, ma che la usa con intelligenza: “non esiste il sindacato di Conte”, dice, mentre proprio quella dimensione nascosta lo rende più forte.
La concezione inglese della lotta
Per comprendere fino in fondo il “Conte assediato”, bisogna guardare al suo modello calcistico: il calcio inglese, fatto di “pioggia, fango e tackle”. È lì che trova la sua ispirazione, in quella dimensione di battaglia continua, fisica e mentale.
Ogni polemica, ogni critica, ogni emergenza lo riporta a quel tipo di calcio autentico e combattuto. Ecco perché il caos non lo spaventa: lo definisce.






