Sono in viaggio da sempre, alla ricerca di qualcosa di nuovo, di diverso, di più. Pep Guardiola e Antonio Conte vivono di calcio e inseguono la stessa ossessione: la perfezione. La loro forza è non arrendersi mai, continuare a rivedere idee e schemi per portare le squadre a un livello superiore.
Di Guardiola si dice da anni che sia sempre un passo avanti: quando viene compreso e copiato, lui sposta il focus su un altro dettaglio e costringe i colleghi a rimettersi a studiare. Non sperimenta per stupire, ma solo per vincere. Conte, in questo, è più simile a Pep di quanto sembri. L’etichetta del “difensivista” è stata un freno, ma proprio Guardiola ha dimostrato quanto dietro alla difesa a tre scelta dall’italiano ci fosse studio e ricerca.
Conte ama rinnovarsi: in 14 mesi a Napoli ha già modificato tanto, aggiornando costantemente il suo calcio. Se Guardiola mette al centro l’idea, anche grazie al mercato che gli porta i giocatori adatti, Antonio si adatta al materiale che ha, trovando soluzioni compatibili con le caratteristiche della rosa. Eppure, l’evoluzione resta un tratto comune che li unisce.
Stima reciproca
La prima giornata di Champions si chiuderà giovedì con una sfida che va oltre Manchester City-Napoli: rappresenta l’incrocio di due allenatori che si stimano profondamente.
Guardiola lo ha detto senza mezzi termini:
«Conte è uno dei più forti tecnici di tutti i tempi. Riesce sempre a fare tutto quello che c’è da fare».
Conte ha ricambiato con altrettanta ammirazione:
«Guardiola è il miglior allenatore al mondo. Il Manchester City è spesso il miglior esempio di squadra con equilibrio difensivo e offensivo».
E i numeri danno sostanza al confronto: sette incroci in Premier League, nessun pareggio, quattro vittorie per Conte e tre per Pep. Sfide sempre tiratissime, finite quasi sempre con uno scarto minimo.
Le idee a confronto
Giovedì sera sarà sfida di dettagli. Entrambi potrebbero partire dal 4-1-4-1, ma la partita cambierà a seconda delle letture dei due allenatori.
Guardiola continuerà a cercare il controllo del pallone, la riaggressione alta, i famosi “mezzi spazi” che hanno fatto la fortuna del City e la versatilità dei centrocampisti.
Conte, con il nuovo Napoli, ha costruito un centrocampo fatto di rotazioni continue: De Bruyne, McTominay, Lobotka e Anguissa sono il motore di un gioco che oggi appare più ragionato, meno immediatamente verticale, con maggiore presenza sulla trequarti.
Conte pretende equilibrio e organizzazione, ma lascia sempre margine alla fantasia individuale. Prevede cosa accadrà in campo e prepara i suoi uomini a reagire di conseguenza.
Una notte da vivere
Per Conte, questa avventura europea è una sfida personale: in passato non ha mai avuto una squadra davvero all’altezza per provare a fare strada in Champions. Il Napoli non parte tra le favorite, ma un cammino fino a primavera significherebbe tanto per la sua carriera e per la sua immagine internazionale.
L’incrocio con Guardiola non è un esame, ma piuttosto un regalo: una notte di Champions da vivere con entusiasmo, tra due maestri che si rispettano e che continueranno a inseguire la perfezione
Fonte: Gazzetta






