Un big match che non ti aspetti
Napoli-Inter doveva essere lo scontro scudetto annunciato, la sfida tra il campione in carica Antonio Conte e il giovane Chivu, tecnico alle prese con i suoi primi veri esami di maturità. E invece, la realtà ha preso una piega diversa. Il Napoli, reduce da due sconfitte consecutive e da un umiliante 6-2 in Olanda contro il PSV, si ritrova sull’orlo di una crisi profonda. Al contrario, l’Inter arriva da sette vittorie di fila, un filotto che ha ribaltato ogni pronostico e riaperto la corsa al primato.
L’ottava giornata diventa così una sliding door stagionale. Il Milan, frenato dal Pisa, ha lasciato spazio alle inseguitrici, e l’Inter può tentare l’allungo. Ma Conte non è tipo da alzare bandiera bianca: la sua carriera insegna che le reazioni migliori arrivano proprio quando tutto sembra perduto.
L’Inter ritrovata e il Napoli smarrito
Dopo le sconfitte contro Udinese e Juventus, Chivu ha avuto il merito di ricompattare la squadra, spostando il focus dal possesso sterile alla concretezza. Meno palleggio, più verticalità, maggiore aggressività nelle transizioni: l’Inter è tornata una macchina solida e letale. I principi di Inzaghi non sono stati cancellati, ma rielaborati con pragmatismo.
Dall’altra parte, il Napoli di Conte sembra vivere un momento di smarrimento tattico. I continui cambi di modulo e la difficile convivenza tra McTominay e De Bruyne hanno rotto gli equilibri che avevano reso la squadra dominante. Gli errori difensivi si moltiplicano e la fluidità offensiva è sparita. Persino i leader tecnici, come Lobotka e Anguissa, faticano a ritrovarsi.
Il mercato e i paradossi di Conte
Il mercato estivo sembrava aver reso il Napoli invincibile: l’arrivo di De Bruyne era stato salutato come il colpo del secolo. Ma il belga, finora, è apparso più come un corpo estraneo che come un valore aggiunto. La sua posizione ibrida toglie spazi a McTominay e complica le linee di gioco di Lobotka, ora infortunato.
Al contrario, l’Inter ha tratto forza dalla continuità. Calhanoglu e Mkhitaryan, nonostante l’età, vivono una seconda giovinezza, mentre Bonny ed Esposito si sono rivelati sorprese preziose. Akanji, arrivato tra lo scetticismo generale, ha ridato solidità a una difesa che ora sembra invalicabile.
Tattiche, assenze e incognite
Il Napoli dovrà fare a meno di Hojlund, Lobotka e Lukaku: tre assenze che pesano come macigni. Conte starebbe pensando di affidarsi a Neres come falso nove per liberare gli inserimenti centrali di McTominay e De Bruyne. Una mossa inedita, ma potenzialmente decisiva per disorientare la retroguardia interista.
L’Inter invece arriva quasi al completo. Solo Thuram è out, ma Chivu ha a disposizione un Bonny in grande crescita e un Esposito in fiducia. Il tecnico rumeno, forte di una squadra compatta e aggressiva, punta sull’intensità e sulla capacità di sfruttare le debolezze mentali del Napoli.
Scenari e posta in palio
Il match del Maradona non vale solo tre punti, ma molto di più: può ridefinire le gerarchie del campionato. Se il Napoli dovesse perdere, la parola “crisi” diventerebbe inevitabile. Una vittoria, invece, ridarebbe slancio e fiducia a un gruppo in cerca di identità. Per l’Inter, vincere significherebbe consolidare la vetta e mettere pressione a Milan e Juventus.
A otto giornate dall’inizio, nulla è deciso, ma i segnali sono chiari: l’Inter ha ritrovato certezze, il Napoli le ha smarrite. E nel calcio, come nella vita, la differenza tra la gloria e la crisi spesso si gioca in novanta minuti.
Fonte: Gazzetta






