Rotazioni obbligate: Conte pronto al tour de force
Antonio Conte non è un allenatore che ama il turnover per principio. Preferisce affidarsi ai suoi titolarissimi, costruendo continuità e fiducia su un blocco definito. Tuttavia, alla vigilia di un ciclo di sette partite in ventidue giorni, la necessità di gestire energie e infortuni impone un cambio di strategia.
Il tecnico azzurro dovrà aprire la porta anche a chi finora ha vissuto più la panchina che il campo: Lucca, Lang, Marianucci, Mazzocchi, Neres ed Elmas. Tutti in attesa del proprio momento.
Conte lo sa: nonostante i 200 milioni investiti sul mercato, la rosa del Napoli non è sconfinata. Il tecnico cambierà formazione solo per necessità, ma il tempo delle riserve è arrivato.
Le seconde linee pronte a emergere
Durante la sosta, Conte ha lavorato con chi è rimasto a Castel Volturno, preparando rotazioni mirate. Con De Bruyne e McTominay che dovranno rifiatare, sarà il momento di Elmas, pronto a dimostrare il suo valore anche da titolare.
Dietro le punte, si scalda Lucca, scivolato indietro dopo l’arrivo di Hojlund ma pronto a riprendersi spazio. Anche Mazzocchi, ancora fermo a zero minuti, potrebbe trovare spazio in campionato, essendo fuori lista Champions.
Il tecnico, però, non vuole creare divisioni: per Conte non esiste un “Napoli-2”, ma un gruppo unico dove chi gioca meno deve farsi trovare pronto.
Infortuni e rientri: tra assenze e soluzioni tattiche
La situazione in difesa resta delicata: Rrahmani è ancora in recupero, mentre Buongiorno è ormai pronto al rientro e si allena con il gruppo. Conte dovrà quindi dosare anche la retroguardia, alternando energie e ruoli.
Il modulo preferito, il 4-4-2 (o 4-1-4-1), potrebbe essere messo in pausa nei giorni in cui Politano riposerà. In quel caso, il Napoli passerà a un 4-3-3 o 4-2-3-1, con Neres e Lang insieme nel tridente offensivo.
Il dilemma del centrocampo: Gilmour o De Bruyne regista?
L’assenza di Lobotka apre un interrogativo tattico cruciale: chi prenderà in mano la regia del gioco? Il sostituto naturale è Gilmour, ma Conte non esclude l’idea di spostare De Bruyne in quella posizione, adattando il sistema per mantenere fluidità e controllo.
Elmas, dal canto suo, rimane il jolly perfetto: può giocare ovunque, anche nel tridente o addirittura come terzino sinistro, garantendo a Conte la flessibilità che serve in un ciclo così intenso.
Emergenze e camaleontismo: il marchio di Conte
Il vero protagonista delle prossime settimane sarà Conte stesso, con la sua capacità di reinventare la squadra partita dopo partita. Difficilmente vedremo lo stesso undici per due gare consecutive.
Anche chi finora ha giocato poco — come Olivera (242’) o Gutierrez (179’) — tornerà utile. Spinazzola, invece, è già diventato un pilastro con 460 minuti giocati.
E poi ci sono i giovani: Vergara e Ambrosino, che avevano esordito nelle prime giornate, ma ora cercano spazio in un contesto più competitivo.
Conte vive di emergenze e ne trae vantaggio: è il suo terreno naturale. Domina il caos e lo trasforma in ordine, trovando sempre la pepita giusta nella panchina dei rincalzi. È anche per questo che, come ricorda l’articolo, senza di lui lo scudetto a Napoli non sarebbe mai arrivato.
Fonte: Mattino






