La sconfitta come avvertimento
La partita di sabato lascia un segnale chiaro, scrive la Repubblica: il Napoli deve stare attento a una “tendenza incauta”, quella di cambiare troppo e troppo in fretta. La sconfitta contro il Torino non è solo un episodio sportivo, ma un campanello d’allarme sulle scelte fatte in estate e sul rischio di smontare un’identità tecnica ancora viva.
Le lacrime di Giovanni Simeone, autore del gol che ha punito i suoi ex compagni, diventano il simbolo di una riflessione più ampia: il club – osserva il quotidiano – ha liquidato troppo rapidamente un attaccante affidabile, ceduto per 10 milioni in due rate, per poi investire quasi quattro volte tanto su Lorenzo Lucca, oggi in difficoltà d’inserimento.
Il caso Lucca e le responsabilità del club
Il nuovo centravanti, evidenzia la Repubblica, è apparso “smarrito e scollegato” rispetto al resto della squadra. Ma la colpa non è solo sua: Lucca “andava protetto e inserito meglio”, gestito con gradualità in un contesto tattico e umano complesso. Le analogie con il suo periodo a Udine sono inevitabili: anche lì aveva bisogno di tempo, ma a Napoli le aspettative – e le pressioni – sono molto più alte.
Conte e Manna, scrive il giornale, potrebbero essere stati traditi dalla fretta di vincere, da quel desiderio di imprimere una svolta immediata al progetto senza dare continuità a un gruppo che, appena un anno fa, aveva toccato l’apice con lo scudetto.
Un mercato troppo ampio e poco mirato
La riflessione più severa riguarda il mercato estivo: “Lo scudetto – nota la Repubblica – suggeriva tre acquisti e un mercato conservativo”. Servivano rinforzi mirati, un erede di Kvaratskhelia e due alternative per Di Lorenzo e Anguissa. Invece sono arrivati nove nuovi giocatori, molti dei quali ancora in fase di adattamento o marginali nel progetto tecnico.
Il risultato è un gruppo più numeroso, ma meno coeso, dove i meccanismi appaiono ancora da oliare e la gerarchia interna non è chiara. In sintesi, un Napoli ridisegnato troppo e troppo presto, in cui le scommesse hanno preso il posto delle certezze.
Tra rimpianti e necessità di stabilità
La morale, conclude la Repubblica, è semplice: non si può “svendere per cambiare”. Le transazioni rapide e le rivoluzioni estive possono pagare sul piano economico, ma compromettere la continuità sportiva e mentale di una squadra che aveva bisogno solo di piccoli aggiustamenti, non di una rifondazione.
Ora, dopo la notte amara di Torino, Conte e Manna dovranno ritrovare equilibrio e pazienza, due ingredienti finora messi da parte nella corsa a ricostruire un Napoli vincente.






