Scudetto, clima da guerra fredda: Conte vs Marotta
La corsa al vertice si infiamma già a ottobre. Dopo il successo della Roma sul Parma, che ha affiancato il Napoli in testa, la Repubblica racconta un campionato in ebollizione, dove il duello tra Conte e Marotta si trasforma in una sottile guerra di nervi.
Il Napoli, reduce dalla sofferta vittoria di Lecce, cerca serenità e concentrazione. Ma il tecnico leccese, da quindici mesi alla guida degli azzurri, non si concede tregue: vive ogni polemica come una battaglia di principio.
Il “Cca nisciuno è fesso” come manifesto contiano
Il suo «Noi non siamo scemi», sibilato dopo Lecce, è più di una frase: è una dichiarazione di identità. Conte si appropria di un’espressione napoletana — “Cca nisciuno è fesso” — che sintetizza lo spirito di una squadra e di una città che non vuole sentirsi presa in giro.
Il tecnico ha voluto rispondere a tono alle accuse di Marotta e dell’Inter, convinti che il rigore fischiato contro il Napoli in Puglia fosse frutto di un clima di condizionamento arbitrale.
Conte, invece, ribalta il tavolo: «Noi rimaniamo sereni, ma speriamo che Rocchi e la sua squadra non si facciano condizionare da certe lamentele».
Una frecciata chiara, ma anche un messaggio interno: il Napoli non deve subire pressioni, né esterne né interne.
Le radici del duello: da alleati a rivali
Conte e Marotta si conoscono bene. Hanno vinto insieme uno scudetto all’Inter, ma oggi sono su fronti opposti, e la loro partita a scacchi prosegue a distanza.
Già lo scorso anno si erano scontrati, sempre dopo un rigore dubbio e con lo stesso arbitro, Mariani. Allora, Conte aveva denunciato pubblicamente l’uso incoerente del VAR; oggi, è Marotta a chiedere di “ridare centralità all’arbitro”.
Il paradosso è evidente: entrambi si proclamano difensori del “bene del sistema”, ma dietro le dichiarazioni si nasconde una lotta per l’influenza e per il controllo del racconto mediatico del campionato.
Napoli, il “fuoco amico” che non piace a Conte
Se da un lato Antonio difende la sua squadra dagli attacchi esterni, dall’altro soffre per quelli interni. Il vero cruccio, spiega Repubblica, è la mancanza di coesione dell’ambiente napoletano.
Conte si sente pienamente coinvolto nella causa azzurra, pronto a combattere per il club su tutti i fronti, ma avverte la distanza di una parte della tifoseria e di alcuni ambienti critici per il gioco e per la lunga lista di infortuni.
Per questo il tecnico vorrebbe maggiore sostegno anche da De Laurentiis, chiamato a condividere la difesa pubblica del Napoli. In assenza del presidente, è sempre lui — Conte — a esporsi, a difendere, a replicare.
Halloween di pausa, ma non per Conte
Mentre la squadra si è concessa una serata di relax per festeggiare Halloween, il tecnico non ha staccato la spina. Lavora, osserva, prepara l’anticipo contro il Como.
Nel suo calcio non c’è tregua, e anche le tensioni diventano carburante. Il suo “non siamo scemi” è più di un motto: è il grido di un allenatore che difende il gruppo, il club e se stesso contro tutto e tutti.






