Il ritorno a casa e le certezze che vacillano
Udine è casa sua, il luogo dove Alex Meret è diventato uomo e portiere. Qui è cresciuto prima di spiccare il volo e vincere due scudetti e una Coppa Italia con il Napoli, oltre all’Europeo con la Nazionale. Ma, nonostante i successi, la sua carriera sembra sempre sospesa su un filo, come quella di un equilibrista. In questa stagione, Meret non è più il titolare inamovibile: dopo anni da intoccabile, si alterna con Vanja Milinkovic-Savic, eppure affronta la situazione con una calma disarmante. Nessuna richiesta di cessione, nessuna polemica: Alex è sereno, fedele al Napoli e consapevole del suo ruolo.
La serenità di chi sa aspettare
Durante la pausa nazionali, a Udine, Meret ha ritrovato la panchina della Nazionale, da vice di Donnarumma. Ma non si è lasciato turbare. Nella vita privata, attende il suo secondo figlio e ha costruito la sua serenità a Lucrino, tra il lago d’Averno e il Monte Nuovo. Quando il Napoli ha preso Milinkovic-Savic, sapeva che sarebbe cambiato qualcosa. Eppure, ha scelto di restare, convinto da Antonio Conte e dal ds Manna, che ha blindato il suo contratto per altri due anni. Per Meret, la stabilità vale più di qualsiasi promessa di titolarità altrove.
Un nuovo equilibrio tra i pali
Conte ha scelto la via dell’alternanza: quattro partite a testa, finora. Meret ha incassato cinque gol e collezionato due clean sheet contro il Sassuolo e Cagliari. Il serbo, invece, ha sempre subito reti nelle sue apparizioni, anche in Champions. Forse, dietro questa gestione, si cela un disegno preciso: Meret per il campionato, Milinkovic per l’Europa. Ma il tecnico non scopre le carte. Intanto, il portiere friulano resta concentrato, pronto a riprendersi quella maglia che sente sua. In un calcio che cambia rapidamente, dove anche i portieri vivono il turnover, Meret rappresenta la vecchia scuola: quella della pazienza, del lavoro silenzioso e dell’attaccamento ai colori. A Napoli non vuole essere “il secondo”, ma uno dei protagonisti di un progetto che non smette di crederlo importante.
Fonte: Mattino






