Il debutto nel Napoli Soccer e l’amore di una città
Ignazio Abate torna con affetto a parlare della sua esperienza al Napoli, una parentesi che, seppur breve, ha segnato profondamente la sua crescita come calciatore e come uomo. Ai microfoni de Il Mattino, l’attuale tecnico del Milan Primavera ha raccontato il suo debutto nel calcio professionistico, quando il club partenopeo si chiamava ancora Napoli Soccer, simbolo di un’epoca di rinascita dopo gli anni bui del fallimento.
«Era la mia prima vera esperienza da professionista — ricorda Abate — e avevo appena diciassette anni. A Napoli ho trovato un ambiente passionale, che viveva di calcio ventiquattro ore su ventiquattro. Appena arrivato, mi accolsero giocatori come il Pampa Sosa, Montervino e Montesanto. Sentii subito il peso e l’orgoglio di indossare quella maglia».
L’esordio al San Paolo rimane uno dei momenti più intensi della sua carriera: «Giocammo contro il Cittadella davanti a 55 mila persone. Per un ragazzo così giovane fu un’emozione incredibile, qualcosa che non si dimentica. Quell’esperienza mi ha fatto crescere in fretta, mi ha insegnato cosa significa avere responsabilità e rispetto per la maglia».
Il legame con De Laurentiis: generosità e visione
Abate conserva anche ricordi personali legati al presidente Aurelio De Laurentiis, che proprio in quegli anni stava gettando le basi per il nuovo ciclo del club. «Era molto generoso — racconta —. Mi ricordo che quando dovevo partire con la Nazionale, mi ospitava a casa sua. Per i miei 18 anni mi regalò un lettore DVD portatile, che all’epoca era una cosa davvero all’avanguardia».
Un gesto semplice, ma che rivela la vicinanza e l’attenzione del presidente verso i suoi giovani giocatori. «De Laurentiis aveva già allora una visione chiara — aggiunge Abate —. Non si limitava a gestire una squadra, ma costruiva un progetto solido, passo dopo passo».
Due scudetti in tre anni: il merito di una strategia vincente
Guardando al presente, l’ex terzino del Milan non nasconde la sua ammirazione per i successi recenti del Napoli. «Due scudetti in tre anni? Onestamente, era impensabile. Mi aspettavo che la squadra si confermasse su buoni livelli, ma non fino a questo punto. Il merito è stato tutto di De Laurentiis: ha scelto le persone giuste, costruendo una squadra e un progetto vincente. È riuscito a riportare il Napoli stabilmente tra le grandi d’Europa».
Abate chiude con un pizzico di nostalgia e orgoglio: «Napoli è una piazza speciale, diversa da tutte le altre. È una città che ti entra dentro e non ti lascia più. Per me resterà sempre una tappa fondamentale della mia carriera».






