Juan Jesus: “Il rapporto con i miei figli, ecco cosa non può mancare a casa”

Juan Jesus, difensore del Napoli, ha rilasciato un’intervista ai canali ufficiali del club partenopeo.
Sul rapporto con i figli
“Ogni tanto anche i miei figli per scherzo mi chiamano Giovanni e pure il mio migliore amico a Milano mi ha sempre chiamato Giovanni Gesù!
La mia routine mattutina? Ce ne sono due: quando ho i bambini con me, ci svegliamo alle 7, li devo preparare, c'è la babysitter che mi dà una mano, facciamo colazione, porto Dudu a scuola, va in seconda elementare, li lascio alle 8:10 e al ritorno prendo Maya e la lascio all'asilo, poi parto per il centro sportivo così arrivo un po' prima, faccio colazione con calma e quando non ho loro mi sveglio con calma, mi preparo e poi parto per fare direttamente colazione. Con i bimbi in macchina mettiamo la musica, parliamo un po', in macchina ci sono le bambole di Maya, c'è il suo maialino, c'è Ariel, i suoi giocattoli, adesso Maya parla anche tanto e quindi è molto divertente. Dudu al mattino a volte non vuol mettere il giubbotto perchè sente caldo, parte un po' col muso poi sceglie la musica in macchina e parte la giornata. C'è sempre musica a casa mia? Sì, la musica svolta sempre la giornata, anche se la giornata è grigia. il caffè la mattina? So che a Napoli prendono tanti caffè, al mattino, quando si arriva a lavoro, a metà lavoro, c'è il caffè di Tommaso... il caffè non è una mia preferenza, se non lo bevo non è che mi cambia la giornata. Mi piace fare colazione seduto, con calma, bevo il mio cappuccino. Troppo caffè a volte per me fa anche male. Ora gli allenamenti finiscono un po' più tardi, ma in genere quando torniamo a volte riesco a prendere Maya che esce un po' più presto. Passo a prendere Dudu. se è martedì o giovedì prendo lui direttamente dalla scuola calcio, lui gioca a calcio, poi stiamo lì un'ora a calcio e poi torniamo a casa, facciamo i compiti, giochiamo un po', ceniamo e poi abbiamo la nostra mezz'oretta di film tutti insieme, cartone animato, lui, io e Maya, ci mettiamo abbracciati, poi quando non stanno con me e abbiamo uno stacco a volte vado anche a Roma per stare un poco con Fabi. Stiamo tra amici, giochiamo a carte, andiamo a cena, quindi ho tante giornate diverse nella settimana“.
Continua così Juan Jesus

Se Dudu ha scelto lui di giocare a calcio? Quando ha compiuto 3-4 anni ha avuto uno scatto con questa cosa del calcio e oggi sa tutti i calciatori di tutte le squadre, se c'è la possibilità di venire allo stadio c'è sempre, lui è sempre in giro, conosce tutti, fa come se fosse a casa sua, quindi a lui piace propri questa cosa del calcio, e non è perché è mio figlio, c'è una buona prospettiva, va bene che lui è alto, potente, ma tira bene, ha delle caratteristiche per cui può diventare un ragazzo di buona prospettiva.
Il Napoli era già interessato a me, all'epoca mi voleva ma il Presidente disse: 'No, non ti libero ora perché giochi, forse te ne vai a gennaio’, quindi dissi: ‘Ok, aspetto’. Il Napoli faceva già parte della mia storia. Poi a gennaio è arrivata l'offerta dell'Inter e sono andato all'Inter. Avevo venti anni, era il 2012. Quindi è andata bene, perché all'epoca c'era mister Ranieri. I primi sei mesi, ovviamente, non ho giocato, perché ero giovane. Ma per me è stato un onore, perché giocavo con i giocatori con cui giocavo sulla PlayStation sei mesi prima. Zanetti, Cambiasso, Milito... Sai? Persone importanti... Ivan Córdoba, Chivu... Quando eri lì, c'erano Maicon, Julio Cesar, Lucio, c'era anche Coutinho. Quindi per me è stata comunque un'esperienza molto importante, perché volevano mandarmi in prestito ma ho pensato: ‘Ma dove andrei in prestito? Sono qui con questi compagni di squadra, imparo da loro, che sono i migliori. Non ho fretta di giocare subito...’. Non avevo così tanta fretta, quindi ho detto all'agente: ‘Resto qui, per me va bene’.