Roma-Napoli: meglio tenersi stretti i nemici, non gli amici
Non bastano 22 punti su 24 nelle ultime 8 per arginare l’effluvio dei soliti noti dopo il pareggio in trasferta contro la Roma.

Non sono bastate sette vittorie consecutive, 22 punti su 24 disponibili nelle ultime otto di campionato dove l’Inter ne ha raccolti 20, a evitare l’effluvio dei soliti noti, tifosi e stampa “amica”, che dopo il pareggio in trasferta contro la Roma parlano di tutto, fuorché delle cose giuste.
Contro Atalanta, Juventus e Roma, nel girone di andata il Napoli aveva collezionato 4 punti, frutto di una vittoria, un pareggio e una sconfitta. Adesso ne esce con 3 punti in più, da imbattuta, da capolista, e si vanno a cercare le storielle più utili da dare in pasto all’insensato malcontento di una piazza sempre più psicopatica.
Roma-Napoli, la storiella del mercato e della stanchezza
“Conte spreme i suoi calciatori, senza ricambi il Napoli è andato in affanno”. Con quale cognizione di causa si può scrivere una cosa del genere quando i dati parlano di altro? Basta scaricare il match report della serie A per rendersi conto della stupidata scritta. Il Napoli ha corso di più e per più tempo contro la Roma rispetto alla partita contro la Juventus. E ancora di più rispetto a quella con l’Atalanta.
Una squadra in debito di ossigeno non ha benzina per correre, dovrebbe avere numeri inferiori rispetto alle altre partite. E invece, McTominay è sempre quello che corre più di 12km a partita, Lobotka è sempre quello che sprinta di più, Neres e Politano sono sempre quelli coi picchi di velocità più alti. Ma a cosa serve parlare di numeri e statistiche, quando si può dare in pasto alla piazza un argomento così succulento volto alla ricerca di facili consensi?
Roma-Napoli, la storiella del cambio Neres-Mazzocchi
Si può dire quasi tutto a Conte, tranne che sia fantasioso con i cambi. Quelli effettuati nella partita con la Roma sono praticamente gli stessi di quelli fatti contro la Fiorentina, l’Atalanta, la Juventus. Cosa è cambiato, allora?
Innanzitutto l’arbitraggio. Anzi no, probabilmente quello è una costante delle ultime partite, solo che in passato ha fatto meno rumore perché si è vinto. E cosa, allora? Quel pizzico di fortuna che, giustamente, Conte ribadisce in conferenza dopo la Roma: col Parma si è vinto nel recupero anche grazie alla dea bendata e, alla fine del campionato, gioie e dolori vanno a compensarsi.
Il campionato è fatto di momenti: all’andata, il Napoli ha incontrato l’Atalanta nel suo momento migliore e la Roma in quello peggiore. Nel girone di ritorno, la situazione si è ribaltata. E ciononostante, ne è uscita indenne e con un bottino di punti che tutti avrebbero agognato prima di giocarle, queste partite.
Senza il (bel) gol di Angelino, oggi non si sarebbe parlato di mercato, delle scelte di Conte, della mancata sostituzione di Kvaratskhelia. Anzi, si sarebbe elogiata la forma fisica del Napoli e ci saremmo dovuti sorbire un’altra settimana a tinte nerazzurre di un Napoli favorito perché gioca una sola volta alla settimana.
Quasi quasi, li rimpiango. Almeno loro sono giustificati nel voler danneggiare il Napoli. I propri tifosi e le proprie penne, no.