Calciomercato Napoli: prima si vende e poi si compra o viceversa?
Nel calciomercato non ci sono regole: se vendi prima di comprare ti chiedono più soldi; se compri prima di vendere te ne danno di meno. Qual è la soluzione?

Una trattativa tra le parti segue poche regole prescritte, perché il grosso è demandato alle capacità strategiche, talvolta estemporanee, delle figure coinvolte. Mentre un'altra bella porzione segue casualità, contingenze, umori. Logicamente con l'elemento economico quale motore immobile.
Il calciomercato non fa eccezione. Impossibile prevedere gli esiti delle negoziazioni tra società, calciatori e procuratori. Così come è assurdo pensare che esistano delle modalità corrette ab origine.
Le regole del calciomercato

Facciamo qualche esempio. Tante volte si sente dire che sarebbe meglio acquistare nuovi calciatori prima di vendere i propri. Secondo i fan del buy to sell, in questo modo non si strapagherebbero i nuovi innesti. Bene, pensiamo alla sessione dello scorso giugno e al Napoli. Ha acquistato per svariati milioni senza vendere, salvo provare poi a "piazzare" Osimhen al prezzo di principio. Senza riuscirci.
Ciò può accadere perché la controparte entra nel tuo "bisogno" impellente di cassa, viste le uscite finanziarie dovute ad acquisti pubblici. E tira sul prezzo, sapendo che per te è una necessità. Chiamiamolo amichevolmente sciacallaggio light (per il tema). È come quando si vende qualche bene per serie incombenze personali e l'acquirente ne è consapevole.
Passiamo ora al sell to buy. Qui è obiettivamente più facile da intendere. Se vendi prima di acquistare, la tua controparte sa che hai disponibilità e regola la sua esigenza sulla tua cassa piena. Adeguandola ad un'asticella più alta. Ovvio. Esempio ultimo in ottica calciomercato, ma ce ne sarebbero centinaia, il caso Kvaratskhelia. Coi 75 milioni in cassa, tutti provano a prendere il Napoli per la gola, iper valutando i calciatori verso cui la società di De Laurentiis ha mostrato interesse.
Il calciomercato non ha regole

Come se ne esce? Non c'è una regola, come si diceva. Di certo, vale il principio per cui tutto ciò che viene spinto dalla fretta può concludersi solo con un esito win-lose, ovvero con la soddisfazione economica di una parte a dispetto dell'altra. Di conseguenza, un elemento indispensabile è una gestione dei tempi che sia figlia della possibilità di attesa. E sempre nel caso del calciomercato, ciò si traduce in programmazione e distribuzione costante delle trattative lungo il corso dell'intero anno, quindi anche al di fuori delle sessioni formali.
Tralascio le altre decine di variabili, quali ingerenza dei procuratori, insoddisfazione dei calciatori, gennaio vs luglio, etc... Sono tutti argomenti importantissimi, ma laterali.
Certo, ci sono le urgenze, improvvise per definizione. Ma non si può aggiungere un ennesimo danno ad un danno, muovendosi in maniera affannata e buttandosi in pasto ai lupi. Invero, si cerca la miglior soluzione possibile e si va avanti con razionalità. Il Napoli, ancora, ha una casella vuota sulla fascia sinistra, col mercato vigile a puntare il dito. Si riempia con senno, equilibrio ed unità di intenti tra i protagonisti (società, mister). Senza scottarsi col fuoco dell'ambiente.