Sorridete, gli spari sopra: siamo Campioni anche per voi
Abbiamo visto la Fenice risorgere. Con le sue piume azzurre. Un Napoli rinato, di nuovo rabbioso, consapevole. Non perfetto, ma orgoglioso.

Ci hanno raccontato una storia. Una di quelle storte, cucite su misura per screditare, sgonfiare, distorcere. Una narrazione marcia, secondo la quale il Napoli avrebbe giocato male, talmente male da far sembrare uno scudetto quasi un disonore. Una macchia, anziché una medaglia. Ci hanno raccontato che non valesse nemmeno la pena gioire, che questo titolo fosse da snobbare. Quasi fosse un errore di sistema, una variabile impazzita da dimenticare il prima possibile.

Ci hanno venduto la leggenda dei 150 milioni come passe-partout per il successo facile, dimenticando comodi dettagli: che gran parte di quella cifra è rimasta a guardare per mesi dagli spalti infermeria, che il giocatore più prestigioso ha lasciato la barca nel mezzo della tempesta, senza salutare, senza voltarsi. Verso Parigi, verso altri cieli, come se niente fosse. E nessuno – sottolineiamo: nessuno – è arrivato a rimpiazzarlo per davvero, nemmeno un’ombra. Ma forse è stato meglio così, la vittoria è stata ancora più apprezzata.
Ci hanno detto che Lukaku era un rottame. Che Conte era un folle, un traditore per averlo voluto con insistenza. Eppure, a chi interessa, quel “catorcio” ha messo insieme 14 gol e 11 assist. Numeri, non opinioni. Numeri che hanno avuto il cattivo gusto di smentire chi da mesi seminava pregiudizi come coriandoli.
Campioni sì, ma niente juventini
Ci hanno raccontato che un allenatore juventino non potesse far battere i cuori napoletani. Che non fosse cosa. Che non meritasse empatia. Eppure abbiamo visto altro: un uomo viscerale, intenso, presente. Uno che si emozionava ad ogni rete, ad ogni passo avanti, che ha preso una squadra smarrita e l’ha ricomposta. Ha raccolto la polvere di una stagione maledetta e ne ha fatto carne viva, spirito, una lotta su tutti i fronti. Ha costruito con le mani e col cuore. E alla fine ha vinto.
Abbiamo visto la Fenice risorgere. Con le sue piume azzurre. Un Napoli rinato, di nuovo rabbioso, consapevole. Non perfetto, ma orgoglioso. Un Napoli che ha combattuto anche contro chi si diceva dalla sua parte, ma in realtà lo sabotava con parole a metà, con critiche velenose e con la spocchia di chi si crede più puro solo perché ha sempre detto “no”. La stessa purezza che diventa zavorra quando c’è da scegliere tra coerenza e amore.
Tranquilli, i campioni non discriminano
Questa squadra ha vinto anche per voi. Anche per chi ha finto di volerle bene mentre le scavava la fossa con la penna e con la lingua. Anche per chi predica l'ideologia del progetto e poi affossa chi ha il coraggio di cambiare rotta. Per chi si è smarrito nel culto sterile del passato e non ha il coraggio di abbracciare il presente.
E allora sorridete, unitevi al coro, perché gli spari sono per aria e siamo campioni anche per voi.
A testa alta, con l’orgoglio cucito sul petto e una verità – quella vera – sotto gli occhi di tutti.