Ultima fermata scudetto: tra nuvole, ricordi e sospiri

Quando il cielo fa la storia: il peso della pioggia nel destino del calcio
Le previsioni dicono cielo coperto a Napoli, sereno a Como. Solo sfumature, forse. Ma con uno scudetto in bilico, anche il tempo diventa un dettaglio da tenere d’occhio. Perché si sa: basta una pioggia improvvisa e tutto può cambiare.
Napoli capolista, Inter all’inseguimento: un copione già visto, ma mai uguale
Lo sanno bene Antonio Conte e Simone Inzaghi, che 25 anni fa si incrociarono da lontano in un pomeriggio bagnato di maggio che fece la storia. Era il 14 maggio del 2000: la Juve di Conte in testa, la Lazio di Inzaghi a inseguire. La Lazio fa il suo, segna subito, vince. Ma a Perugia, dove gioca la Juve, si scatena un temporale. Collina ferma tutto, si aspetta. Poi si riprende e Calori punisce la Juve. Lo scudetto vola a Roma, consegnato dalla pioggia.
14 maggio 2000: Conte e Inzaghi, sotto l’acqua, tra passato e presente
Eccolo il fantasma che aleggia su ogni ultima giornata: quella strana creatura che decide tutto nei 90 minuti finali. Non succede spesso, ma quando accade, è sempre un salto nel vuoto. Prima di quest’anno, sono state 27 le volte in cui lo scudetto si è deciso all’ultima. In 24 casi c’era una capolista solitaria, come il Napoli oggi. E in 20 di quelle 24, la capolista ha resistito. Solo 4 volte è arrivato il sorpasso.
Numeri e presagi: 24 capoliste solitarie, solo 4 sorpassi fatali
C’è chi ha pianto, come la Juve nel 2000. Ma c’è anche chi ha riso al fotofinish: la stessa Juve ha ribaltato tutto nel ’67, nel ’73 e nel 2002, sempre ai danni di grandi rivali. E in quelle 4 volte in cui l’inseguitrice ce l’ha fatta, mai la capolista giocava in casa. Un dettaglio che il Napoli può aggrapparsi come una sciarpa, venerdì sera al Maradona.
Il Maradona come talismano: mai un sorpasso con la capolista in casa
Ci sono partite che restano incollate alla memoria del calcio italiano. Come Mantova-Inter, primo giugno 1967: l’Inter di Herrera è in testa, ma Sarti sbaglia clamorosamente su un cross innocuo e la Juve ne approfitta. Addio scudetto, addio Grande Inter. O Verona-Milan nel ’73: i rossoneri devono solo pareggiare, ma crollano 5-3. La Juve, ancora lei, ne approfitta e sorpassa tutti.
Ferite mai guarite: Mantova ’67, Verona ’73, Roma 5 maggio 2002
Poi arriva il 5 maggio 2002, forse la ferita più aperta nella storia dell’Inter. Prima in classifica, con Ronaldo, Vieri, Cuper in panchina. Gioca contro la Lazio di Inzaghi, senza più obiettivi. Ma finisce 4-2 per i biancocelesti. L’Inter si scioglie, la Juve vince a Udine e si prende lo scudetto. Anche la Roma passa davanti. Poborsky, doppietta e promessa mantenuta a Nedved. Lo chiama dal pullman, tra i cori: “Te l’avevo detto”.
Venerdì tutto può succedere
Il Napoli ha un punto di vantaggio, gioca in casa. L’Inter rincorre, ma ha memoria lunga. E in fondo, anche il cielo, che sia coperto o sereno, guarda e aspetta
Fonte: Gazzetta