Pagellone Serie A: Napoli e Verona top, Milan e Torino flop

Si è concluso un campionato ricco di emozioni e dai verdetti incerti fino all'ultimo secondo. Dopo un'ultima giornata al cardiopalma e dopo aver stilato le pagelle delle gare del Napoli per l'intera stagione, lasciate che vi auguri una buona estate col pagellone Serie A.
Pagellone Serie A: i voti alle stagioni delle prime 10

Di seguito il pagellone Serie A.
Napoli: 10. Il quarto successo della storia degli azzurri è di gran lunga il più sofferto, conseguito con l'organico più debole a laurearsi campione nell'epoca dei tre punti. Solo una volta la quota Scudetto si ridusse più in basso, ma parliamo d'un campionato vinto in tribunale come quello dell'Inter del 2006. Merito di uno straordinario Antonio Conte, capace di ricompattare una squadra senz'anima e migliorare profondamente i suoi uomini. Più forte anche d'una società dimostratasi ancora una volta immatura e inadeguata a certe situazioni di classifica con la cessione di Kvaratskhelia senza adeguato rincalzo a Champions praticamente raggiunta, privo del pilastro Buongiorno per quasi tutto il girone di ritorno, il mister salentino ha saputo reinventare la sua squadra, riscoprendo un grande Raspadori e valorizzando il titanico McTominay. Miglior difesa d'Europa, Campioni d'Italia al fotofinish con la difesa strenua d'un solo punticino. Perché, citando un immenso Al Pacino, la vita è un gioco di centimetri.
Inter: 5. Badate bene: una stagione intera non si valuta solo sui 90 minuti giocati la domenica o il mercoledì. Non ricordo una squadra tanto osannata dai quotidiani, capaci di ridurre a una mera scelta di conservazione per la finale di Champions uno Scudetto perso al novantesimo della penultima giornata, in casa. Contro una squadra che l'anno prima faceva i conti per arrivare sopra al Torino. Non ricordo neanche una squadra definita “ingiocabile” dai suoi stessi giocatori, ma ad onor del vero va sottolineata la tremenda grinta dei nerazzurri nelle sfide di Champions in cui hanno sfruttato il loro pieno potenziale. Comunque, le Merengues meneghine riescono nell'impresa di non trionfare neanche in un derby contro il peggior Milan da anni a questa parte, perdono lo Scudetto a colpi di sciagurate rimonte subite (memorabile il 2-2 contro il Parma) e anche ad entrare nella storia della Champions, col passivo peggiore mai registrato nella storia delle finali continentali. Chapeau.
Atalanta: 7,5. Ricordiamoci che ciò che accade a Bergamo da una decina d'anni a questa parte travalica l'assurdo e un terzo posto della Dea non è e non sarà mai la normalità. E sempre per assurdo, se c'è qualcuno ad avere qualche reale rimpianto per non averci creduto fino in fondo, quel qualcuno è proprio la Dea. Fatali, dopo un autunno divino, i punti persi in casa nel 2025, dove ha trovato una sola vittoria a maggio inoltrato. Stesso discorso per il percorso in Champions, macchiato però da uno dei più grandi torti arbitrali della storia recente.
Juventus: 5,5. La rivoluzione targata Thiago Motta è il sogno d'una notte di mezza estate svanito tra centinaia di milioni di euro e una progressiva involuzione del gioco e della credibilità del mister ex Bologna. Escluso qualche spezzone d'ottima qualità, la Juve non riesce mai a realizzarsi e svanisce nell'ombra di se stessa, tra un'eliminazione in Olanda e l'altra in casa contro l'Empoli. Tudor salva la Signora da un disastro senza pari.
Roma: 6,5. Media tra il 4 relativo all'andamento della squadra prima di Ranieri e il 9 pieno della stagione di Sir Claudio, capace di trascinare la squadra sino alla lotta Champions. Restituita autorità a giocatori come Paredes e rivitalizzato uno spento Soulé, i giallorossi ingranano e diventano la miglior squadra del girone di ritorno.
Fiorentina: 7. Sesto posto in campionato e 65 punti sono un bottino niente male per la Viola, guidata da un allenatore alla terza stagione in A e alla prima esperienza in una big come Palladino. Dando lustro ai talenti non del tutto espressi di Mandragora e Kean, rilanciando gli esperti De Gea e Gosens e dando fiducia a giovani come Comuzzo, l'allenatore ex Monza ha trovato la quadra per una squadra solida e compatta, capace di acciuffare all'ultima giornata la qualificazione in Conference.
Lazio: 5. Si è parlato addirittura di Scudetto per un po', in una stagione beffarda conclusasi nel più assurdo dei modi. Le geometrie biancocelesti sono a tratti illuminanti, ma sul più bello la giostra si ferma e col passare del tempo si cristallizzerà l'imperituro rimpianto per una stagione che poteva entrare nella storia del club. Salutata l'Europa League per mano del modesto Bodo Glimt, i due punti nelle ultime tre gare di campionato costano ai capitolini anche la qualificazione in Conference League.
Milan: 4,5. La più classica delle stagioni maledette per i rossoneri, con un organico di valore ma incapace di rendere salvo sporadiche prestazioni da urlo come nell'1-3 rifilato al Real Madrid. Per certi versi simile al Napoli di Garcia, a poco serve il cambio allenatore preteso da uno spogliatoio frammentato. Conceicao, dopo anni di gran livello in Portogallo, non riesce ad apportare neanche un briciolo di dignità alla causa e finisce per perdere anche la finale di Coppa Italia. Unica nota lieta? La Supercoppa strappata ai cugini.
Bologna: 8,5. Tracotante, Vincenzo Italiano aveva raccolto la panchina felsinea conscio di un inevitabile indebolimento estivo. Giorno dopo giorno, ha preso forma la sua creatura più bella e con meno punti deboli, per un paio di mesi capace di viaggiare a ritmo Champions. Facendo tesoro anche delle finali perse per un estremismo idealistico neanche troppo velato, l'ex Fiorentina porta a Bologna un trofeo che mancava da oltre cinquant'anni. E poco importa se la posizione finale in campionato rispecchia le aspettative iniziali: sarà ancora Europa.
Como: 6,5. Dopo un naturale periodo di rodaggio e anche grazie ad un oculato mercato invernale in cui la ricchissima proprietà non ha badato a spese, i lariani trovano crescita costante in un preciso ideale calcistico che sul finire del campionato incanta a non finire. Una realtà destinata a diventare grande.
Pagellone Serie A: i voti della parte destra

Torino: 4,5. Circa 46 anni fa si parlava già di Superlega, di una lega europea che avrebbe preso il sopravvento su quelle nazionali. E nel novero delle italiane eleggibili per una manifestazione di tale importanza campeggiava fiero il nome del Toro, ad alti livelli sino a inizio anni 90. Inspiegabile la fine d'una nobile del calcio italiano, destinata a galleggiare in eterno finché Cairo non deciderà di smettere di gestirla come un giocattolino. Il povero Vanoli ha dovuto sostituire Zapata con Karamoh…
Udinese: 6. Dopo un girone d'andata non troppo distante dall'élite del campionato, i friulani crollano a salvezza ormai acquisita e regalano punti qua e là. Desta preoccupazione per la prossima stagione la prevedibilità dell'inizialmente ottimo Runjaic, per un discorso applicabile a tutti gli allenatori stranieri del campionato.
Genoa: 7. La salvezza sembrava tutt'altro che scontata e ii segnali estivi, tra le cessioni illustri e gli infortuni di pedine importanti come Malinovskyi e Messias non lasciavano presagire nulla di positivo. All'arrivo di Vieira, i rossoblù riscoprono la loro capacità di soffrire e viaggiano tranquilli verso un ottimo tredicesimo posto.
Verona: 7,5. Sta passando in secondo piano l'ennesima salvezza costruita su un'identità solida e inscalfibile, con l'immenso direttore sportivo Sogliano capace di riassemblare le squadre devastate con sessioni di mercato alla ricerca di gemme in giro per l'Europa. Ultimo dei tasselli persi a gennaio? Il cervellotico Belahyane. Nulla a cui la competenza di mister Zanetti e le intuizioni del suo DS non potessero ovviare.
Cagliari: 7. L'Unipol Domus è davvero un fortino e i sardi ci costruiscono una salvezza pressoché tranquilla, suggellata dall'azione del 3-0 al Venezia firmato Deiola che ha fatto il giro del mondo con migliaia di visualizzazioni su tutti i social. Miglior difesa tra le ultime 8, a quanto pare Nicola non è solo un traghettatore.
Parma: 6,5. Dopo un inizio di campionato spumeggiante e votato all'attacco, subentrano le difficoltà naturali per uno stile di gioco insostenibile se vuoi mantenere la categoria. Una volta subentrato Chivu a Pecchia, i ragazzi terribili cominciano a inanellare risultati utili e a collezionare scalpi di prestigio, compromettendo la lotta Scudetto dell'Inter e mettendo a serio rischio i buoni propositi del Napoli. Sconfitte, senza subire gol, Bologna e Juventus. Mica male.
Lecce: 7. Una squadra fortemente indebolitasi, un esonero, una tragedia che ti spezza le gambe, la beffa d'una gara di campionato disputata in bianco subito dopo il lutto. La grinta degli uomini in giallorosso riesce ad avere la meglio anche quando il calendario dice Verona-Torino-Lazio con solo la penultima gara in casa. 7 punti e salvezza assicurata, per una delle poche realtà stabili e propositive del Mezzogiorno.
Empoli: 5. Un girone d'andata ad alti livelli, un osso duro per tutte le squadre incontrate. Poi, come ogni squadra di D'Aversa, crolla in maniera indecorosa per l'intero girone di ritorno. La prima vittoria nella seconda metà di stagione? Il 10 maggio. Ed è veramente troppo poco, specialmente se all'ultima giornata hai la possibilità di salvarti in casa.
Venezia: 6. Un'accozzaglia di nomi buffi e scommesse improbabili che diventa una valorosa squadra capace di gettare il cuore oltre l'ostacolo e finita per capitombolare solo all'ultima giornata dopo esser passata in vantaggio contro un avversario molto più forte. Sembra un film, invece è un mezzo miracolo targato Di Francesco. Certo, se sostituisci Pohjanpalo con Fila…
Monza: 4. Il bilancio stagionale è chiaramente impietoso, con la dichiarazione d'intenti plateale a gennaio. Fare cassa a gennaio per massimizzare gli introiti e formare un'armata Brancaleone per retrocedere in B senza troppi patemi e magari intascarsi il paracadute. Ma occhio a dare per morto il Condor Galliani…