Quello che la stampa non ci ha detto sul Napoli
Conte resta in azzurro e Allegri vira sul Milan dopo l'annuncio: ma per la stampa nazionale lavoro e pianificazione a Napoli non esistono

Si è chiuso il primo round delle scelte per le panchine della Serie A. Ma la stampa non ci ha detto qualcosa di molto importante. Ebbene sì: la notizia grossa della settimana scorsa non è né che Antonio Conte resta a Napoli né che Massimiliano Allegri è (di nuovo) l'allenatore del Milan. La novità di questi due episodi, infatti, sta nel fatto che Conte ha deciso di continuare a lavorare con Aurelio De Laurentiis, rimangiandosi la parola data mesi fa alla Juventus, e nel fatto che Massimiliano Allegri ha tenuto in standby il Milan proprio in attesa di capire cosa facesse il Napoli.
La vera notizia
Insomma, i due allenatori più importanti del panorama calcistico italiano (o, almeno, quelli più ricercati) hanno dato priorità al club azzurro rispetto ai bianconeri e ai rossoneri. Un fatto impensabile solo fino a poco tempo fa – o, meglio: che non è stato visto neanche un anno fa, quando si diceva che Conte avesse accettato il Napoli per mancanza di alternative. E, dunque, possiamo dire che la vera notizia emersa dal "gioco della sedia delle panchine" (come brillantemente l'ha chiamato qualcuno) sta nel fatto che il Napoli, per appetibilità, ha scalzato due delle cosiddette grandi del Nord.
E lo attestano le scelte di due professionisti molto navigati, titolatissimi, che conosco molto bene il nostro sistema calcio. Se loro avevano ponderato in questa maniera le loro decisioni qualcosa vorrà dire. Forse è arrivata, finalmente, la tanto proclamata "new era" di due estati fa: il grande salto post-Scudetto che, all'inizio, aveva trovato lungo la sua traiettoria ostacoli e sabotaggi subdoli e inaspettati. Si diceva che il Napoli non fosse strutturalmente adeguato per stare a certi livelli. Una visione deterministica e faziosa del calcio che non vedeva come, in tutti questi anni, ADL abbia costruito una solidità economica e finanziaria che quelli con un certo "DNA" si sognano. E infatti non gli resta che studiare per provare a imitarla.
A Napoli è sempre questione di sentimenti

Di tutto questo, naturalmente, non s è trovsato traccia sulla stampa nazionale. Come non c'era traccia dell'autoproduzione delle maglie, della grande espansione del reparto marketing e dei piani per stadio e centro sportivo. O meglio, se n'è parlato e se ne parla: ma per tratteggiare la macchietta di un imprenditore umorale, lunatico, testardo. Un bambinone 76enne dal carattere intrattabile, che non decide a rassegnarsi sulla vera dimensione della sua squadra. Una narrazione che fa scopa, poi, con il racconto solito della piazza: folklore puro, figuriamoci. E infatti ci hanno raccontato delle volontà della moglie, dell'antijuventinismo di Oriali, dell'amore dei tifosi per Conte... Quando si parla di Napoli si tirano in ballo sempre e solo i sentimenti. Siamo i tricchebalacche del calcio italiano. Non esistono il lavoro e la pianificazione.
D'altronde, si è sempre detto che vincere a Napoli fosse impossibile. E che, infatti, per realizzare questo miracolo ci è voluto addirittura il più grande calciatore di tutti i tempi, Maradona, peraltro approdato nel capoluogo partenopeo grazie a un incrocio assai rocambolesco di eventi. Questa credenza De Laurentiis l'ha smentita, vincendo addirittura due scudetti in tre anni. Se ci avete messo un po' per realizzare questo dato incredibile, allora datevi un pizzico sulla guancia e ditevi che siete svegli anche di fronte a quest'altra notizia: il Napoli, oggi, è diventato una grande del calcio italiano.