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Roberto De Simone
Roberto De Simone

Roberto De Simone è stata una figura poliedrica della cultura italiana: compositore, regista, musicologo e intellettuale profondamente legato alla tradizione napoletana.  

Pioniere nella riscoperta della musica popolare, negli anni '60 fondò La Nuova Compagnia di Canto Popolare, un ensemble che rivoluzionò l'approccio al repertorio tradizionale, unendo rigore filologico e sperimentazione teatrale. La sua opera più celebre, "La gatta Cenerentola" (1976), è un capolavoro che rielabora fiabe antiche in un linguaggio colto e grottesco, mescolando dialetto napoletano, musica barocca e suggestioni rituali.  

Oltre alla produzione teatrale e musicale, De Simone ha dedicato studi fondamentali alla canzone napoletana e alla cultura meridionale, confermandosi come uno dei massimi interpreti della Napoli colta e popolare. La sua eredità artistica continua a influenzare generazioni di artisti, tra teatro, musica e antropologia. Proprio per questo non può che essere grande il cordoglio di cultura e istituzioni.

Roberto De Simone, gli omaggi dal mondo della cultura

Non solo Beppe Barra. Piange tutto il mondo della cultura napoletana per Roberto De Simone. Per la Fondazione Murolo e l'Associazione Napulitanata con De Simone sono riemersi “quei valori sopiti da una contro cultura che ha marginalizzato Napoli e il Sud”; per Roberto Saviano perdiamo “l'intellettuale napoletano più importante al mondo”, mentre Vincenzo Salemme parla della “Gatta Cenerentola” come dello spettacolo più bello che abbia mai visto. Per Villa Ardone si tratta di un “genio” che non scomparirà tenendone viva la memoria “attraverso le sue opere”.

Non solo teatro e scrittura, però, perché piange anche la musica: per Nino D'Angelo la nostra cultura senza De Simone è “impoverita”, mentre Enzo Avitabile omaggia un maestro che ha “trasformato il teatro, la musica e la cultura popolare in poesia viva”. Per Eugenio Bennato la grandezza di De Simone deriva “dalla confluenza di due mondi musicali straordinari e distanti: il Settecento napoletano con la sua grande scuola di teatro e di armonia, e il Novecento della commistione fra lo swing, arrivato d'oltreoceano al termine della guerra mondiale, e la canzone classica”; invece il fratello Eduardo ricorda come per lui e per Eugenio “la presenza di Roberto sia stata sempre fondamentale”. 

Ci sono, poi, gli omaggi delle grandi istituzioni culturali. Il San Carlo ricorda l'artista poliedrico “che ha lasciato un'impronta indelebile” nella storia dello storico teatro napoletano, mentre La Scala ricorda il “consolidato rapporto” che c'era, grazie anche alla collaborazione del celebre maestro, peraltro conterraneo, Riccardo Muti. 


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