Napoli-Cagliari: la squadra di Conte vede il traguardo finale

Napoli-Cagliari: la squadra di Conte vede il traguardo finale
La Gazzetta dello Sport analizza la gara tra Napoli e Cagliari che potrebbe consegnare il quarto scudetto della storia al Napoli.

Napoli-Cagliari: si intravede il traguardo
Il traguardo è lì, a un passo. Lo si intravede tra le bandiere del Maradona, pronte a sventolare forti come non mai, con quei cerotti simbolici sul numero 4: il tocco scaramantico voluto da Antonio Conte. Basta un soffio di vento, sembra, per spingere il Napoli oltre la linea che separa il sogno dalla storia. Un’ultima vittoria, contro un Cagliari tranquillo ma orgoglioso, ed è fatta: il quarto scudetto può entrare nel Golfo e scrivere una nuova pagina.
Conte, però, non si fida. Non vuole che i suoi scendano in campo come se la festa fosse già cominciata. Ha ancora in testa il brivido preso a Parma, e sa bene che in questa corsa lunga 38 giornate, nessuno ti regala niente. Se il Napoli è arrivato fin qui davanti all’Inter – squadra più forte, più ricca di alternative – è perché ha lavorato con più costanza, con più fame. Ha costruito una supremazia prima di tutto etica, laddove l’Inter ha lasciato per strada troppi punti, tra pareggi beffardi e leggerezze colpevoli. Ha inseguito due obiettivi, ma ha dato la sensazione di non crederci davvero fino in fondo in entrambi.
Napoli, invece, si è contizzato, come dicono da queste parti. È diventato un blocco compatto, forgiato nel sudore, cresciuto nella sofferenza. Senza Osimhen e senza la magia di Kvaratskhelia, con un Neres spesso indisponibile, Conte ha spostato il baricentro della squadra nella solidità difensiva, trovando in Buongiorno un pilastro. È lì che ha costruito il suo sogno: nella squadra con la miglior difesa del campionato. Il Napoli non ha brillato come quello di Spalletti, non ha incantato con il gioco, ma ha saputo fare il massimo con il minimo. Una virtù rara.
E poi ci sono i nuovi eroi: Anguissa con i suoi 6 gol, ma soprattutto McTominay, il centrocampista che ha saputo trasformarsi in goleador. È lui l’uomo simbolo di questo Napoli operaio, concreto, determinato. Questa sera Conte si affida ancora a lui e ai suoi giganti: basterebbe un’incornata, una zampata da calcio piazzato, un gol sporco. Qualcosa che renda giustizia a un campionato fatto di resistenza e realismo.
Se dovesse arrivare, questo scudetto sarebbe ancora più storico: il primo conquistato da un tecnico del Sud con una squadra del Sud. E sarebbe probabilmente l’ultimo regalo di Conte, pronto – si dice – a tornare alla Juventus. Ma anche il regalo perfetto per il compleanno di Aurelio De Laurentiis, che a mezzanotte spegnerà 76 candeline con l’orgoglio di due scudetti in tre anni e i conti in ordine.
A Napoli tutto è pronto. Le bandiere sono lì, già senza cerotti. I vicoli sono ancora vestiti a festa dal trionfo precedente, e Diego sorride dai murales. E mentre Inzaghi pensa alla finale di Champions e cerca il giusto equilibrio tra turnover e ambizione, la città aspetta solo l’ultimo fischio. Quello che trasformerà un sogno di sudore in una realtà scolpita nella storia.