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Regione Campania
Regione Campania

In Campania le madri vivono peggio che nel resto d’Italia e sono spesso costrette a lasciare il lavoro per crescere i figli. 

Penultima in Italia, la Campania è definita da Save the Children regione “nemica delle mamme”

Quella che arriva dal report dell’organizzazione in difesa dei bambini è la conferma di esperienze che le mamme napoletane fanno ogni giorno, costrette ad accettare stipendi più bassi o penalizzate dall’assenza di aiuti e asili nido pubblici. 

Ma a destare la preoccupazione maggiore è la denuncia nel dossier presentato ieri: “La Campania è in ventesima posizione nell’indice sulla condizione delle madri esattamente come negli ultimi due anni”. 

Ferma, “senza cambiamenti significativi rispetto alla due precedenti edizioni. Questa regione, più di altre, sconta i mancati investimenti sul territorio che si traducono in una carenza strutturale di servizi e lavoro”, dice il decimo rapporto “Le Equilibriste - La maternità in Italia 2025”

Questo il titolo dato allo studio di Save the Children elaborato dall’Istat

Una situazione addirittura in peggioramento se si analizza la sanità, qui la Campania scivola in basso di due posizioni fermandosi anche in questo caso al penultimo posto. 

Il diritto alla salute di mamme e neonati presenta criticità, infatti il quoziente di mortalità infantile è il terzo più alto in Italia: 3,22 ogni 1000 nati rispetto alla media di 2,52. 

E i consultori, abbastanza rari, sono 2,1 ogni 100mila abitanti, a fronte della già carente media nazionale di 3,62. 

Se poi si affronta il nodo occupazionale la Campania scende ancora un gradino più in basso. 

Ultima, con al lavoro solo 2 madri su 5 tra le donne con figli piccoli o adolescenti. 

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Regione Campania (Sviluppo Campania)

In termini percentuali siamo appena al 37% rispetto al 63,1% della media italiana nel 2024. 

Il rapporto con il Nord dà l’idea di una Italia a due velocità, completamente diverse.

Mentre la percentuale di donne al lavoro si attesta nel settentrione all’80,2% per le donne senza figli, e al 74,2% per quelle con almeno un figlio minore, ecco il dato dimezzarsi al Sud

Nel Mezzogiorno la partecipazione delle donne al mercato del lavoro è molto più bassa per tutte, ma pure in questo caso si registra comunque una differenza tra le donne senza figli (49,4%) e quelle con almeno un figlio minore (44,3%).

Una situazione che diventa difficilissima per le madri single. 

Sole, senza il sostegno di un altro stipendio su cui fare affidamento in famiglia, comunque non riescono a lavorare. 

Nel dossier si legge che in questa condizione si trova il 44,8% delle donne. 

E poi c’è chi si arrende alle difficoltà. 

Cinque madri su mille con bambini fino a tre anni se anche un contratto ce l’hanno decidono di licenziarsi. 

Si spiega così il dato delle dimissioni volontarie. 

A lasciare sono principalmente le madri al primo figlio ed entro il suo primo anno di vita. 

Ai diritti negati di tutte queste donne ai margini e ai loro figli pensa Giorgia D’Errico, direttrice affari pubblici di Save the Children, che sottolinea: “Ancora oggi le diseguaglianze di genere nel mondo del lavoro ma non solo, lo sbilanciamento dei carichi di cura a sfavore delle donne, l’insufficienza o l’assenza completa di servizi per la prima infanzia condizionano la vita e il benessere delle madri. Servono politiche strutturali, integrate e durature”

Soprattutto a Napoli sottolinea Gaetanina Ricciardi, responsabile Politiche di genere Cgil: “Essere madri e lavoratrici a Napoli, a Salerno o nelle aree interne, può significare vivere un carico di lavoro e di stress molto diverso. Significa poter fare affidamento su una qualità dei servizi diversa all’interno della stessa regione, questo rende la situazione ancora più ingiusta”.


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