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De Laurentiis e Conte festeggiano lo scudetto
De Laurentiis e Conte festeggiano lo scudetto

Il Napoli oggi vive un momento di serenità, che non significa immobilismo. Aurelio De Laurentiis, Antonio Conte e Giovanni Manna, vogliono portare già a Dimaro un centrocampista e un attaccante. Vedremo se riusciranno. 

Gli azzurri lavorano sul mercato con calma, cercando di andare a chiudere le prime scelte, proprio come nel mercato estivo dell'anno scorso, mentre i competitor sono alle prese con l'imminente mondiale per club (Inter e Juventus) e il capitolo allenatori.

Quello che colpisce del calcio italiano è la totale mancanza di idee, di progettualità, di coraggio, di visione a lungo termine. Basterebbe vedere la Juventus in primis, ma anche club non di punta. Entriamo nel dettaglio.

Poche idee e molto confuse

Il club di Elkann a febbraio contatta un allenatore sotto contratto, Antonio Conte, convincendolo a vestire di nuovo bianconero da giugno. Invito rispedito al mittente. Conte non è fesso, ha visto chiaramente che il progetto napoletano è tutta altra storia. Più credibile, più forte, più serio. 

La Juventus, che resta col cerino in mano ed aveva già allontanato Giuntoli (ufficializzata ieri la sua risoluzione), non capisce ancora cosa fare. La migliore mossa è quella di tenere Igor Tudor. Ma detto ciò, quello che colpisce è che hanno (ri)cercato Conte, a dimostrazione della miopia a guardare al domani.

Ritorno alla zona comfort e amen. Il contrario di una progettualità seria. Così come la Lazio, che si fionda di nuovo su Sarri dopo che lo ha avuto fino all'anno scorso. Zero idee, of course. Così come la Fiorentina di Commisso e del suo inimitabile (quanto inutile, consentitemi) Viola Park che pare voglia rifugiarsi tra le braccia dell'arabo Stefano Pioli. Altro ritorno, l'ennesimo. Vedremo la Roma dovesse annunciare, come pare, Gasperini.

L'Atalanta del mitico Percassi ad oggi, 4 giugno, è senza allenatore. Nessun club che si affidi ad un progetto pluriennale, troppo veloci a bollire come inadeguati tecnici dopo soli 5 o 6 mesi (vedi Thiago Motta). Nessuna società che tenga duro, che creda fermamente negli investimenti, nel progetto. Dopo 5 mesi già tirano le somme. 

Immaginiamo se a Parigi dopo 5 mesi dovevano giudicare il lavoro di Luis Enrique. Oggi altro che triplete. Oppure in quel di Londra, sponda gunners, dopo due ottavi posti di fila di Arteta. In Italia sarebbe stato crocifisso sui quotidiani sempre troppo abili a sparare sul bersaglio sbagliato. Ecco uno dei motivi per cui la nazionale italiana fa fatica pure a partecipare ad un mondiale di calcio. Imbarazzanti.

Napoli, lavoro e rispetto delle regole

In questo mare di fango e merda, il Napoli è l'isola felice (con Bologna e la stessa Atalanta). Perché ragionano in modo simile, hanno coraggio, ambizione e soprattutto lavorano rispettando le benedette regole finanziarie. Così il Napoli oggi si trova conteso mentre altrove scappano. Gerarchie, nulla più. Mentre gli altri sono caratterizzati da una politica obsoleta, sotto il Vesuvio le idee splendono.

Chissà se dopo la Juventus, che con Giuntoli ha cercato di copiare (ed incollare) il modello Napoli, anche a Milano sponda nerazzura qualche domanda se la pongono. "Ma come, questi hanno credo una eldorado e vincono pure, mantenendo tutto in ordine?". Così pare vadano i dialoghi attuali tra la proprietà e Marotta. Da un lato idee, tante. Dall'altro lato poche, ed anche confuse.


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