Morto Totò Schillaci: l'eroe palermitano di Italia '90
Ci lascia un pezzo della storia del calcio italiano, Salvatore Schillaci è morto a 59 anni.
Uno dei simboli della storia del calcio, rappresentante ufficiale di Italia '90, ci ha lasciati stamattina, a causa di un male che combatteva già da molto tempo.
La lotta contro il destino
Schillaci aveva subito già due interventi per un tumore al colon. La malattia che due anni fa credeva di aver sconfitto, era tornata con virulenza, rendendo necessario il suo ricovero all’ospedale Civico di Palermo. Schillaci ha raccontato anche la sua malattia, le terapie, la paura al momento della diagnosi e poi il male che lo ha segnato. Un male che aveva sconfitto e che poche settimane fa si era ripresentato. “Vigile e cosciente”, le condizioni erano peggiorate nelle ultime ore.
Era stato ricoverato in gravi condizioni lo scorso 7 settembre nel reparto di pneumologia dell’ospedale Civico a Palermo” Questo quanto si apprende dal comunicato dell’azienda sanitaria. “Il bomber della Nazionale, della Juve e dell’Inter sembrava nei giorni scorsi rispondere alle cure del medici. Tanto che i bollettini segnalavano un leggero ma costante miglioramento. Nelle ultime ore le sue condizioni si sono aggravate”.
La carriera
Lo si ricorda principalmente per le sue prestazioni e reti nel campionato del mondo 1990, competizione chiusa dalla nazionale italiana al terzo posto, durante la quale Schillaci si è aggiudicato anche i titoli di capocannoniere e di migliore giocatore della competizione. Nello stesso anno è giunto secondo nella classifica del Pallone d'oro, alle spalle del tedesco Lothar Matthäus, vincitore con la sua nazionale del mondiale italiano.
Nato e cresciuto a Palermo, inizia la sua carriera tra i campi di quartiere, per poi essere preso, nel 1982, dal Messina (Serie C2). Sotto la guida di Zdeněk Zeman, subentrato a Scoglio nel 1988-1989, Schillaci, con 23 gol, fu capocannoniere del campionato cadetto; a detta dell'attaccante, i metodi di allenamento portati da Zeman a Messina hanno contribuito alle sue ottime prestazioni.
Dopo l'esordio in Nazionale nel 1990 e dopo essere ingaggiato da squadre note come la Juventus e l'Inter, nella fase finale della sua carriera tornò nella sua Palermo, dove gestì il centro sportivo "Louis Ribolla", una scuola calcio nella quale sono cresciuti diversi calciatori diventati professionisti, come Antonio Di Gaudio e suo nipote Francesco Di Mariano.
I messaggi di cordoglio rivolti ai familiari e agli amici, sono da parte dell'intera città di Palermo e del calcio italiano.