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Antonio Conte festeggia lo Scudetto conquistato col Napoli al Maradona
Antonio Conte festeggia lo Scudetto conquistato col Napoli al Maradona

Partiamo dall'immagine color seppia, esposta dalla Curva B, che ha incantato tutti. Un potente e sensato prodotto dell'Intelligenza Artificiale. Una meravigliosa istantanea moderna e retrò, colta ed esplicativa, di uno scugnizzo in maglia azzurra che sfila qualcosa dal taschino di un altro scugnizzo in maglia nerazzurra. Sappiamo cos'è (stato) quel "qualcosa".

Come spesso accade, il tifo organizzato riesce ad essere "politicamente" emancipato e a guardare la realtà circostante. Rappresenta i fatti solitamente in modo crudo ed equivoco, ma non c'è alcun dubbio sulla tendenza alla continua ricerca della verità.

Come cambiano le gerarchie

Il quarto scudetto della storia del Napoli, ma visto come il secondo in tre anni, è un chiarissimo, ulteriore sintomo della sovversione geografica (in corso da anni) che riguarda il calcio italiano. Se ne accorgono tutti, tranne chi dovrebbe... Ovvero chi è chiamato a raccontare i fatti, gli eventi, le logiche critiche alla base.

C'è una frattura insanabile tra il contesto e la sua rappresentanza in termini informativi. Il primo è, continua ad essere e sarà; la seconda si gira dall'altra parte, quella fatta di microcosmi chiusi in se stessi. 
"Panta rei" è un'espressione attribuita ad Eraclito e risalente più o meno al 500 a.C.: tutto è in divenire, perché non è possibile fare due volte il bagno nella stessa acqua di fiume. Le cose cambiano, si evolvono, si trasformano.

Questa influente massima della filosofia occidentale sembra, ancora oggi, uno slogan incompreso. O meglio, è un naturale ed inconsapevole mood di chi vive le azioni quotidiane. Invero, evoca un tremendo orizzonte per la resistenza al cambiamento di chi si culla sulla routine.

Ma c’è chi ignora i cambiamenti

Noi ne prendiamo in prestito il senso per esaltare simbolicamente il soggetto della rappresentazione (quella della Curva B), ma anche per disintegrare intellettualmente un ordine (quello giornalistico nazionale) che continua imperterrito a vivere una realtà dietrologica e parallela. Perché crede in un perimetro cristallizzato del calcio, sempre occupato dalle solite tre, sempre raccontato per vendere una lenticchia in più.

Fare vera informazione ha un valore deontologico, se si sceglie come professione. Altrimenti ci si diletta a lanciare fake news sui social con qualche pseudonimo.

La Stampa nazionale davvero non si accorge che, anche un po' in stile chapliniano, un monello sta rubando la "merenda" all'altro? Davvero vuol continuare a non focalizzarsi sull'elemento reale, col rischio concreto di avvelenare i pozzi (vedi l'incredibile appoggio della Gazzetta all'altrettanto incredibile silenzio stampa interista post Inter-Lazio; o l'inspiegabile silenzio su X, da parte della medesima testata, il giorno dopo l'assegnazione dello scudetto)? Davvero crede che lo scugnizzo in maglia nerazzurra stia regalando ciò che ha nel taschino e non che l'altro lo stia afferrando?

Il lettore non merita di essere trattato come uno stupido. Uno scudetto può essere un caso, due in tre anni no. E questa fottuta paura va tramutata in racconto della verità.


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