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Marek Hamsik
Marek Hamsik

Marek Hamsik svela tutti i suoi desideri relativi al Napoli e non solo

Marek Hamsik, ex capitano del Napoli, ha rilasciato alcune dichiarazioni alla Gazzetta dello Sport.

Marek Hamsik

Napoli: parola ad Hamsik

 È sotto giuramento, Hamsik: la verità!

«Non conosco la bugia, semmai ometto. Andiamo».

La voleva il Milan e disse no.

«Confermo, fui cercato dal Milan».

Si fece avanti anche l’Inter e lei niente.

«Non posso smentire. Ci sarebbe stata la possibilità seria di passare all’Inter».

E poi la Juventus, che fece di tutto per averla.

«Non negherò che anche questa fu un’idea di quello che chiamate mercato. La Juve ci provò».

Al Milan e alla Juventus, nel momento dei contatti, allenava un signore: Massimiliano Allegri.

«Grandissimo tecnico, che mi inseguiva con ostinazione e del quale ho enorme stima».

Ora Allegri potrebbe arrivare a Napoli, se Conte decidesse di lasciare.

«E’ un vincente nato, lo racconta anche la sua carriera. Sarebbe la persona giusta».

McTominay come Hamisk al 1° anno: 12 gol.

«Mi piace un sacco ma siamo diversi. Lui segna anche di testa, che a me riusciva poco».

La sua 17 a chi la diamo: a McT o a De Bruyne?

«Intanto bisogna vedere se Olivera gliela lascia... Io amo i centrocampisti che vanno in porta e anche quelli che creano assist, adoro Pedri. Qualcuno mi ha avvicinato a De Bruyne ma io sto tre gradini sotto di lui».

De Bruyne sta per sbarcare a Napoli.

«Sarebbe un colpo eccezionale. Porterebbe il suo straordinario talento, la sua esperienza. Strepitoso. Un fuoriclasse».

Ricorda tutto...

«La presentazione, il Pocho con un vestito da persona seria, i capelli lunghi. Io che ero un bambino. Poi lui è diventato un simbolo».

Beh, lei di più: 520 presenze.

«Sono fiero di quello che sono riuscito a ottenere. I primi a vincere la Coppa Italia dopo Maradona».

Avrebbe voluto uno scudetto.

«Ci siamo andati vicino e non è arrivato. Ha deciso per noi il destino».

Quello del 2018 l’ha mai sentito scippato?

«Non ho rimpianti, è andata così, io mi sono goduto da tifoso questi due titoli con il Napoli. Venerdì sera ero a casa mia, con i miei figli. Prima che cominciasse la partita con il Cagliari ho messo sui social una foto della sciarpa azzurra. Poi quando Scott ha segnato ho avvertito i brividi: gran gol, gli vanno fatti i complimenti. A lui, ai compagni, a Conte, a tutti».

E a De Laurentiis, che per lei ha sempre avuto un debole?

«Ci mancherebbe. L’ho visto un anno fa, mi ha detto che le porte del Napoli per me sono sempre aperte e mi ha fatto piacere. È un grande».

La possiamo chiamare mister?

«Ho fatto il supercorso, ho studiato e voglio imparare, sto facendo questa esperienza in nazionale, con Ciccio Calzona. Mi ha preso la passione».

La sua è stata una scelta di vita, senza retorica, però standosene a Castel Volturno.

«Avevo solo il calcio in testa. E la mia famiglia. Volevo stare qua, ci sono rimasto quasi sino alla fine. E poi volevo stare vicino al campo. Mi è piaciuta la gente».

Hamsik-Cavani-Lavezzi: cosa siete stati?

«Siamo stati uno dei tridenti più amati della gente. Uomini che nel loro piccolo hanno contribuito a scrivere qualche capitolo della storia del Napoli. Ne siamo orgogliosi. Abbiamo avvertito l’amore della gente».

Un tempo con la Slovacchia e uno con la formazione internazionale.

«Ci sono venti anni di calcio. Non voglio dimenticare nessuno. Li avrei voluti tutti, pure quelli del Brescia. Avrò Paolo Cannavaro, il mio capitano e Reina, Montervino e il Pocho Lavezzi e Dries, ah scusate Ciro, Albiol e mio cognato Gargano. Poi Skrtel, Lobotka, Skriniar e tanti altri».

Ha sempre detto: il gol più bello al Milan, settanta metri di corsa, finte e controfinte.

«Ci aggiunga quello alla Juventus nella finale di Coppa Italia a Roma».

La fedeltà è un sentimento.

«Dodici anni qua lo testimoniano ma non discuto le decisioni di chi invece va via. Il calcio è questo. Sono stato un uomo felice, il bambino che realizza i suoi sogni e se li tatua sulla pelle, come ho fatto».


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