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Fabio Cannavaro
Fabio Cannavaro

Fabio Cannavaro, ex difensore del Napoli, ha rilasciato un’intervista alla Gazzetta dello Sport.

Ma il Pallone d’oro, “quel” Pallone d’oro, Cannavaro a chi lo darebbe?

«Avesse vinto il Barcellona, aggiudicandosi anche la Champions, sarebbe diventato di Lamine Yamal. Che ne conquisterà, banale dirlo. E intanto il Barça per 20 anni avrà un talento strepitoso. Ma a Monaco ci va l’Inter».

Fabio Cannavaro

Yamal chi le sembra?

«Calciatore moderno, pazzesco, ma ognuno ha il suo tempo. Sento accostarlo a Maradona, però se uno dà un’occhiata ai video si accorge quanto Diego fosse poco tutelato. È un’altra epoca».

Cosa le ha suscitato “la gara”?

«Emozionante, folle, fantastica. È la rivincita di Inzaghi, contestato spesso per la qualità del gioco: ma di che parliamo? Due anni dopo la finale con il City, si gioca di nuovo la Champions e stavolta da favorito. Ci è arrivato opponendosi a un Barça straordinario, che ha pagato alcuni atteggiamenti difensivi. Ma sono state tre ore e mezza di calcio che abbattono qualsiasi posizione di riferimento. E comunque alla fine conta chi vince».

Cannavaro sullo scudetto: vincerà il Napoli

«Certi successi alimentano l’autostima e Simone non mollerà. Però Antonio non l’aspetterà, se lo andrà a prendere. È arrivato primo con il lavoro e con la sua strategia».

Il discorso sullo spettacolo coinvolge anche lui.

«E mi viene da ridere quando sento dire: però come gioca? È primo, sta a 7 punti dallo scudetto: io non parlerò di miracolo, perché ho sempre sostenuto che l’organico era di livello alto, ma siamo, come dice lui, dinnanzi a un prodigio».

È napoletano, bandiera del Parma ed ex interista: al bar sport si sospetta che il “Tardini” possa diventare lo stadio del passaggio di consegna.

«Il finale perfetto sarebbe titolo al Napoli e Champions all’Inter. Per la serie: gli italiani sono i migliori. Inzaghi e Conte stanno lasciando una traccia. Però so quanto il calcio sappia essere bastardo. Ho vinto una Liga con la remuntada e perso un Europeo all’ultimo secondo. Per me, comunque, si arriva all’ultima giornata».

Quante richieste di biglietti ha avuto?

«Boh, non riesco a contarli, non potrò esaudirli. Io non ci andrò a vederla, meglio il divano».

Cannavaro sugli uomini simbolo del Napoli

«Il Napoli s’è portato appresso un bell’impianto dello scudetto di due anni fa: Di Lorenzo, Lobotka, Anguissa, Olivera, Politano, Meret, Rrahmani non ce li hanno gli altri. E Antonio è stato bravissimo a cucire l’abito su misura a McTominay. Inzaghi ha un organico super, con il Verona ha potuto cambiarli tutti, e un’organizzazione. Poi ci mettete Çalhanoglu, Barella, Lautaro, chi volete, e finite sempre per pescar bene. Ma Thuram è una bellezza: ha margini di miglioramento, lui con suo fratello Khéphren. Ci sta: figli di tale padre! Ma io a Lilian ho detto la stessa cosa che gli ha rimproverato Capello: perché hai fatto solo due figli?».

Di Inzaghi cosa apprezza?

«A me non piace stare basso, faccio fatica, preferisco la pressione alta e lui ha trovato la via di mezzo. E poi ha saputo sopportare gli attacchi».

Conte è suo amico.

«Non mi lascio condizionare. È stato bravissimo a fungere da uomo-guida in un periodo delicatissimo. Ha ricostruito con calciatori di qualità che avevano vinto e aggiungendo con le sue conoscenze. Ha saputo gestire la società, mica semplice. E al fianco ha avuto Lele Oriali, un gigante che sa di calcio».

Secondo Cannavaro, Conte resta o va via?

«Lanciamo una monetina in aria. Però la certezza che rimanga non ce l’ho. A meno che non facciano un mercato da 300 milioni. E comunque vincere e andare è una scelta. A volte una filosofia tipicamente dei club italiani, che decidono poi di puntare sugli stranieri... Non tiro l’acqua al mio mulino, ma ditemi perché Grosso e Pippo Inzaghi, che hanno dominato in B, non dovrebbero avere chance forti anche in A?».

Cosa le è rimasto di Zagabria?

«L’amarezza per non aver potuto portare al termine il gran lavoro fatto con lo staff. Squadra forte, sapevamo che avrebbe potuto giocarsela, come sta facendo. E penso che riusciranno a imporsi. Mi è toccata la peggior gestione della Dinamo degli ultimi 20 anni. Avrei dovuto lasciare quando è stato mandato via Marko Maric, il manager che mi aveva voluto, perché intuii che al primo scivolone sarebbe toccato a me».

Eppure era cominciata così bene, vittoria sul Milan in Champions.

«Era un destino segnato, a un certo punto. Peccato non aver potuto condividere con Boban, arrivato dopo, un percorso. Ma la situazione era complessa, soprattutto come strutture. Sono stato toccato sulla professionalità, per un’assurda storia di sponsorizzazioni, un backstage fotografico previsto da tempo e nel giorno di riposo. Ma la verità era altra. E comunque, allenerò. Senza non so stare. Ma basta lanciarsi nelle fiamme».

A proposito, chi le è piaciuto oltre a Inzaghi e a Conte?

«Baroni, alla Lazio. Mi ha divertito e sa comunicare, in un ambiente per niente facile».

Curiosità: le avessero venduto Kvara a gennaio?

«Avrei fatto “burdell”....Traduco?».


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