Rafael Benitez commenta lo scudetto conquistato dal Napoli

Rafael Benitez commenta lo scudetto conquistato dal Napoli
Rafael Benitez, ex allenatore del Napoli, ha rilasciato alcune dichiarazioni alla Gazzetta dello Sport per parlare del titolo conseguito dagli azzurri.

Scudetto al Napoli: parola a Benitez
Andiamo per ordine, Rafa: sin prisa, sin pausa.
«E il Napoli è riuscito ad arrivare dove nessuno avrebbe pensato potesse. Una grande squadra, come sta dimostrando ormai da oltre un decennio, che lotta per traguardi pari al valore dei suoi calciatori e dei suoi allenatori ma anche del club. E così, senza fretta e senza fermarsi, è stato addosso all’Inter, l’ha afferrata, l’ha superata, ha resistito al ritorno, l’ha rimontata ancora e s’è preso il suo quarto scudetto. E chi vince ha sempre ragione. Però è stato un finale meraviglioso, un fantastico spot per il calcio italiano».
Dice anche, Benitez, che il calcio è bugia.
«A volte sì, altre no. Se arrivi primo, dopo trentotto giornate di campionato, quella è una verità inattaccabile. Certo, ognuno può anche interpretarla diversamente: che l’Inter fosse, sulla carta, la favorita, è pensiero condiviso. E che l’Inter abbia sprecato occasioni, penso alla gara con la Lazio ma anche a quelle con la Roma e con il Bologna, è altrettanto vero. Ma pure il Napoli ha lasciato qualcosa per strada, ha raccolto un punto a Parma e uno con il Genoa in casa. Se ci ripensiamo, ogni settimana si sospettava che qualcuno avesse il match point tra le mani».
Chi è l’uomo scudetto?
«Un trionfo del genere non ha mai un solo padre, significherebbe far torto ad altri. Conte è stato straordinario, ha semplicemente ribadito la sua statura; e i calciatori, che sono di spessore, hanno saputo interpretare le indicazioni del proprio allenatore. Ma a Napoli c’è una società che ha idee proprie che funzionano, sanno come restare protagonisti, acquistano uomini funzionali, in un passato recentissimo giovani di talento poi rivenduti, ora atleti fatti e finiti che hanno immediatamente dato un impatto netto».
A due passi da casa sua, si fa per dire, e comunque nella Manchester dei Red Devils, c’era McTominay.
«Che ha trovato in Conte, nel club, nella città la fusione giusta per esplodere. Ha stupito con le dodici reti, una rarità, e non ha invece sorpreso per la personalità. È sacrosanto il premio di mvp della stagione, non c’è calciatore come lui che abbia lasciato la propria impronta. Proprio come Kvaratskhelia che, due anni fa, alla sua prima stagione, ha vinto ed è stato il più bravo».
Analogie ce ne sono tra i due Napoli?
«Poche. I due scudetti in un tempo così ravvicinato sono la prova della natura di De Laurentiis di essere manager moderno, capace di investire e di dare alla società un ruolo di primissimo piano. Io arrivai nel 2013, durante la sua gestione, oltre alle promozioni dalla C alla A, era arrivata già una Coppa Italia. Noi ne aggiungemmo un’altra. E vincemmo a Doha la Supercoppa. Quel percorso non è quasi mai stato interrotto, anzi ha regalato pure due titoli: cos’altro vogliamo aggiungere?».
È brutto dire: l’ha perso l’Inter?
«Sarebbe irrispettoso anche verso il Napoli».
Ora ad Inzaghi non resta che la Champions League...
«Fino a un mese fa, più o meno, si ipotizzava, e lo facevamo quasi tutti, la possibilità che l’Inter potesse realizzare il triplete. La cultura della vittoria è per chiunque, quella della sconfitta è più difficile da digerire: ma lo scudetto o la Champions League la vince soltanto una. Ed essere arrivati sino a Monaco e in quel modo, con quei successi, non è una banalità».
Non esistono favorite in casi del genere.
«Mai o raramente ci si è potuti sbilanciare. Sono due squadre diverse, ovvio. Un po’ dipenderà dalle condizioni fisiche generali, penso a Lautaro e a Thuram ad esempio, che fanno la differenza e potranno farla. Ma poi si va in campo: sin prisa e sin pausa».