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La coreografia del Maradona per Napoli-Fiorentina
La coreografia del Maradona per Napoli-Fiorentina

Manca sempre meno a Napoli-Empoli e la Gazzetta dello Sport dedica ampio spazio al Monday Night in programma il 14 aprile alle 20.45.

Napoli-Empoli: vietato sbagliare 

“Chi fa da sè va a meno tre: e stavolta, non essendoci stato un «simil-Parma» a dare una mano, sarà vietato sbagliare. Sette finali, ventuno punti che almeno eviterebbero qualsiasi rimpianto: il Napoli lo sa - praticamente da sempre - che il proprio destino è in mano agli altri, e però anche un po’ a se stesso. E’ stato bello, sino a questo momento, ma affinché sia meraviglioso, per continuare a starsene in scia dell’Inter e aspettare che (eventualmente) succeda qualcosa, l’Empoli è un passepartout per continuare ad adagiarsi in una zona egualmente confortevole, che aritmeticamente dà un senso alla speranza: si riparte, al Maradona, secondo previsioni rispettabili e legittime, la capolista che ha (ri)fatto ciò che doveva, evitando di complicarsi la vita come una settimana fa, e una normalità che Conte vuole avvertire sulla pelle, nella carne e però pure in classifica.

Sarà un lunedì insolito, da trascorrere allo stadio, in quel «Maradona» che mette assieme l’ennesimo tutto esaurito, una tendenza ritrovata dopo il disastroso post-scudetto, e ondeggia intorno alla soglia dei cinquantamila: in «dodici» può essere più semplice, però se si riesce anche a blindarsi un po’ - da 91 giorni, quindi da cinque partite interne, almeno un gol subito - forse può essere più probabile. Alle spalle, per attaccare, per immaginarsi che Neres (due gol e sei assist) scacci via il “fantasma” di Kvaratskhelia, arriverà il soffio possente di una città che non ha mai smesso di riascoltare le frasi di Conte di un mese fa e le ha fatte sue, addottandole, assorbendole, abbracciandosele.

La coreografia del Maradona per Napoli-Fiorentina

Perché il 1° marzo, dopo aver pareggiato con l’Inter, Napoli s’è impossessato dell’ottimismo del proprio allenatore che ha continuato ad alimentare il sogno, nonostante qualche frenata (a Venezia) che un po’ ha lasciato segni ed ha dilatato le distanze. Però, in quel messaggio diretto («romperemo le scatole fino alla fine») e poi in quell’urlo composto («se vogliamo, possiamo»), il Napoli ha trovato l’energia prima per «aggredire» la Fiorentina (due gol in un’ora) e il Milan (altri due gol adirittura in 19 minuti) e poi per resistere.

Bologna ha diffuso un pizzico d’inquietudine per quel secondo tempo pieno di vuoti di memoria, con la spia della riserva energetica che si è accesa lungo l’intera ripresa, con un atteggiamento inaspettatamente passivo: però il campionato dice che può essere sufficiente una sola partita, la prossima con l’Empoli, per rimuovere qualsiasi preoccupazione, per lasciarsi alle spalle quel filo di preoccupazione e far avvertire all’Inter la presenza scomoda di una inseguitrice che sa cosa chiedere ad un finale in cui il calendario rispettosamente per le avversarie non va considerato un alleato e però neppure un “nemico” terribile da combattere a mani nude.

Napoli-Empoli: l’inizio di un filotto da rifare

 Sette vittorie, mica facile comunque, nonostante sia già accaduto tra dicembre e gennaio (Udinese, Genoa, Venezia, Fiorentina, Verona, Atalanta e Juventus: quattro in trasferta, tre in casa) e incurante invece di ciò che è capitato nell’ultimo bimestre (dodici punti in nove giornate, una media che non indurrebbe a plastiche rappresentazioni), di quel calo (fisico e/o mentale, Conte lo avrà scoperto) che a Roma - contro Ranieri e Baroni - e a Venezia ha fatto scattare l’allarme. Ma Napoli-Empoli sa di altro: è la (ri)partenza d’un mini-torneo in cui val la pena di non negarsi proprio nulla, men che meno il coraggio


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