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Antonio Conte e Aurelio De Laurentiis
Antonio Conte e Aurelio De Laurentiis

Ora che il movimento A16 è stato anestetizzato dall'aura del curriculum di Antonio Conte, e si è tirato fuori da ogni polemica funzionale all'alzamento dell'asticella speculare ai risultati raggiunti dal club, Napoli vive finalmente la golden era del pensiero critico.

Dimenticate le storielle sul “non vuole vincere". Ora i primi a non pretendere la vittoria sono proprio coloro che per anni si giocavano la carta scudetto come asso nella manica per smascherare il bluff di De Laurentiis circa le ambizioni del club.

Il primo vero miracolo di Conte è stato convincere gli irriducibili che ricostruire è meglio che vincere. Dove ha fallito persino lo scudetto più dominato di sempre, ci è riuscito un decimo posto. Quella parte di tifoseria che per 19 anni anni ha guardato il film azzurro senza mai comprenderne la trama, improvvisamente si è scoperta paziente.

Si è passati dal polemizzare per il colore dello sponsor a discutere di tattica e filosofia di gioco: se non è un upgrade questo

In questo vuoto di potere, il ruolo di contestatore se lo accaparra chi prova a sollevare qualche dubbio relativo all'andamento del progetto, che è solo all'inizio è vero, ma che comunque sembra abbia tracciato un percorso tecnico che durerà probabilmente per tutto il campionato.

Si è passati dal discutere di argomenti del calibro di “Lete in rosso”, “costo biglietti”, “tamburi allo stadio” e altre menate del genere al discutere di soluzioni tattiche, atteggiamento, filosofia di gioco. Se non è un upgrade questo.

De Laurentiis, nelle sue uscite pubbliche, negli ultimi 19 anni, ha sempre fatto riferimento al quarto posto come obiettivo primario. L'unica volta che ha nominato la parola scudetto, nella famosa estate del 2022, poi lo ha vinto davvero. Ma le reazioni non sono mai cambiate: si è semplicemente passati dal “vogliamo sognare” al considerarlo un megalomane.

https://x.com/ADeLaurentiis/status/1854793521250570311

Dopo il tweet di questa mattina, in cui chiede pazienza e supporto per il suo Napoli, ufficializzando il quarto posto come vero traguardo, chi ha sempre relegato alla vittoria il giudizio sulla sua presidenza, si sta spellando le mani. Si festeggia la novità di un presidente pacato e obiettivo. E pure, secondo i loro parametri, poco ambizioso.

In realtà, sono tutte scuse. Si applaude al presidente perché il suo messaggio non rischia di ferire la sensibilità di Antonio Conte, che i suoi sostenitori più accesi vedono come un'anima fragile. E non come lo squalo che realmente è: non sia mai ci abbandoni, finisce il calcio.


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