Collaboratore tecnico di professione, 37 anni e già alle spalle due esperienze in Serie A con Benevento e Sassuolo, da sottolineare nella fattispecie quest’ultima per il lavoro in simultanea sinergia svolto con Mister Roberto De Zerbi: Massimo Carcarino è oggi in forza al Catanzaro, guidato da Vincenzo Vivarini, e ci onora del suo tempo ritagliandosi uno spazio per il nostro giornale.

Quanto una figura come il match analyst, influente sulla preview e successivamente sulla diagnosi della partita, ha il potere d’influire sulle scelte di modulo e, conseguentemente, di formazione dell’head coach?

Ci sono diversi tipi di match analyst quello classico: che propone un’analisi oggettiva e il tattico da campo e video. Il suo è un ruolo di collaboratore tecnico che può influire sull’andamento della gara in supporto all’allenatore. Oggigiorno il ruolo del calciatore è multidisciplinare, curioso della materia grazie alla fluidità della tecnologia, questo facilita di molto il poter inculcare questa materia e farne pianta stabile.

Questo, però, non esclude la difficoltà nel poter correggere o suggerire modifiche tattiche all’allenatore, perché lo stesso, con scelte diverse da dover apportare, potrebbe intaccare la sfera emotiva del calciatore. In molti rischiano anche di perderla pur di tutelare il materiale umano. Il collaboratore tecnico deve avere tra le proprie doti - nel proprio bagaglio culturale - quello di empatizzare e suggerire nel momento appropriato”.

La commistione di competenze in materia di scienze motorie unita all’analisi dei dati delle partite e dei parametri di condizione atletica di ogni singolo calciatore sono suggerite dall’analista tattico?

Quando il tecnico chiede aiuto, in caso di dispendio di energie, lo staff monitora con dati live in partita e con i dati gps presenti sul suo tablet e si rapporta il tutto con il calo dei valori, aggiungendo e contemplando la componente emotiva da preservare. La lucidità che richiede il momento risulterà preziosa ai fini del risultato”.

Quali sono i metodi per preparare un pre match e quali richieste solitamente un allenatore esplicita nei confronti del proprio analista tattico?

La capacità del lavoro di ogni allenatore è ovviamente di preparare la partita sempre - e solo - in base ai suoi ideali. Analisi degli avversari durano perlopiù una decina di minuti, trattenere il gruppo con sedute di 30-40 minuti risulterebbe dispersivo, ma soprattutto noioso.

La valutazione va fatta fondamentalmente sulla pressione alta che l’avversario esegue sul tuo possesso, sulle transizioni che esegui in fase di ripartenza, e su quanto si stabilisce dei punti forti e punti deboli della squadra che ti sta di fronte.

Le analisi fatte esclusivamente in fase di non possesso, anche perché copiando di sana pianta l’avversario risulteresti poco credibile agli occhi dei tuoi atleti, la fiducia e gli ideali sono il punto cardine di questo sport”.

I suoi trascorsi in Serie A cosa le hanno insegnato?

Anni trascorsi alla medicina dello sport della Mapei sono stati di grande cultura per la mia professione. Di continua evoluzione, test maniacali, ripetuti più volte per avvicinarsi alla perfezione: test chilometrici eseguiti quattro volte nell’arco della stagione: durante il ritiro, metà novembre, inizio gennaio e sul finale verso fine aprile.

Gli screening di valutazione iniziale eseguiti sul calciatore con le dovute informazioni che passavano dai collaboratori ai database dai folti contenuti. La premura di una preparazione di base che va di pari passo con la collaborazione del medico sociale e del nutrizionista”.

Cosa ne pensa dei richiami di preparazione? Mazzarri ultimamente ha dichiarato di averne dovuto fare ricorso.

Richiami di preparazione sono utopistici al giorno d’oggi, non posso ovviamente conoscere i termini per i quali Mazzarri si sia esposto a tali conclusioni, probabilmente si sarà concentrato su una fase che, a suo giudizio, avrà visto nella squadra non raggiungere particolari standard.

Ad ogni buon conto, come detto in precedenza, il tutto va di pari passo con il lavoro del medico sociale, sull’analisi strutturale del calciatore, sull’anatomia scheletrica, fisica e muscolare conclamate nei test in fase di preparazione estiva e il giusto apporto nutrizionale in grado di collimare un lavoro di base ben definito”.

Nel corso della sua professione ha avuto modo di lavorare su due calciatori che oggi militano nel Napoli. Il primo è Giacomo Raspadori, già al suo secondo anno in casacca azzurra, il secondo è Hamed Junior Traorè, neo acquisto della società partenopea in questo mercato invernale. Cosa ci può raccontare di questi ragazzi?

“Raspadori è un ragazzo fantastico, adorabile, di una professionalità e dedizione al suo lavoro d’altri tempi. Anche dal punto di vista umano lascia un’immagine di sé pulita e responsabile, quando era al Sassuolo pur lavorando con la squadra quotidianamente non ha mai trascurato gli studi completandoli in maniera eccellente.

Quando ha giocato la prima al Maradona ero in tribuna ad assistere alla gara, il suo gol allo scadere che diede i 3 punti contro lo Spezia mi diede grande orgoglio per un ragazzo che ho visto crescere. La sua maturazione professionale si completerà attraverso l’esperienza che riuscirà ad accumulare, la sua attuale poliedricità posizionale nel ricoprire più ruoli si trasformerà in una definitiva consacrazione da puro centravanti.

Ogni attaccante ha le sue peculiarità, anche Giacomo riuscirà a distinguersi in maniera prorompente, basta solo percorrere la giusta filosofia calcistica e consentirne la giusta continuità”.

Traorè?

Junior è un talento strepitoso, quello che da ragazzino riconosci vedendolo giocare nei campetti di città: istinto, tecnica, struttura fisica straordinaria che gli ha donato madre natura. Una gamba pazzesca, dinamico e al tempo stesso dotato di grande qualità.

Probabilmente il progetto di bruciare le tappe nel giocare in Premier League non è stato dei migliori, lui esprime al meglio le sue caratteristiche giocando la palla, il Bournemouth predilige la fisicità e la velocità nel produrre il proprio gioco.

Il suo ritorno in Italia sarà un beneficio per la sua carriera, specie in una squadra come il Napoli che ha sempre fatto del calcio propositivo il suo fiore all’occhiello.

Ruolo? Può agire su entrambe le fasce laterali come un esterno, ma la sua indole si basa sulla tradizionale mezzala da strappo che sa attaccare bene gli spazi. Un misto tra Zielinski e Hamsik”.

https://youtu.be/FvB3Hk-YRAo?si=D_sS5Dt-4g0zK1Xv
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